10 luglio 2013

In assenza di un fruttivendolo, ci pensa il panettiere

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Cesano Boscone è un comune della periferia sud-ovest milanese: quasi 25mila abitanti e una concentrazione di punti vendita della grande distribuzione non indifferente. Nell’arco di pochi chilometri troviamo le più svariate insegne: Esselunga, Ipercoop, Auchan, Simply, Gigante, ma la lista è ancora più lunga. Essere negoziante da queste parti, se non proprio un incubo, non è certamente semplice. E non è un caso che un vero e proprio fruttivendolo, interamente dedicato a questa attività, con una scelta ricca e originale, qui non esiste. O meglio: non c’è più.

Bisogna quindi rivolgersi a situazioni miste, ibridi, ma spesso non all’altezza nella scelta di ortofrutta di qualità, condizione imprescindibile se si ha intenzione non tanto di fare concorrenza alla vicina Gdo, missione impossibile, ma quanto meno fornire un servizio alternativo, ovviamente per una clientela, se non selezionata, certamente attenta alla super qualità e meno al portafoglio.

Il rifugio per chi vuole trovare fragole Candonga di prima scelta, meloni mantovani lisci piuttosto che ciliegie di Vignola dolci e mature al punto giusto, è allora un fornaio. Sì, quello che i milanesi chiamano anche il “prestinaio”. I fratelli Roberto e Daniele Salvatori fanno questo lavoro da più di trent’anni, sempre a Casano Boscone (Via Dante Alighieri, 14), figli d’arte. Oltre a pizze, focacce, cornetti e pane a lievitazione naturale, da due anni a questa parte vendono anche frutta e verdura di grande qualità. E con soddisfazione: «Sì, posso dire che è stata una scelta, se non proprio vincente, certamente positiva. Forniamo un servizio aggiuntivo in una zona dove, oltre alla grande distribuzione, è impossibile trovare ortofrutta» ci dice Roberto. Il principale, se non esclusivo, rifornimento è l’ortomercato di Milano: «Ho provato a utilizzare un ingrosso che faceva consegne, ma è meglio che scelga io i prodotti». Sempre d stagione, ma non necessariamente di origine italiana: «Prediligo, ovviamente, la provenienza italiana, ma non è un dogma. L’importante è che la frutta e la verdura sia di qualità, quindi ben vengano anche altre provenienze».

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