Frutta a guscio ed essiccata

04 luglio 2024

In-Noce e Sost.Noce, i risultati

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Sono stati presentati i risultati di In-Noce e Sost.Noce, i due progetti che vedono coinvolta Agrintesa, insieme ai propri soci, focalizzati sulla coltura del noce da frutto, e la società New Factor

Entrambi fanno riferimento alla programmazione Psr Regione Emilia Romagna 2014-2020 e hanno come focus il noce da frutto, sia in termini di aggregazione e valorizzazione della filiera, sia in termini di ricerca tesa al miglioramento delle tecniche agronomiche.

Il progetto In-Noce

Teso alla qualificazione delle noci emiliano-romagnole in tutte le fasi, dalla produzione alla lavorazione, fino alla commercializzazione, il progetto ha coinvolto 11 aziende agricole di Emilia Romagna e Marche; la capofila New Factor, con sedi operative a Forlì e Rimini, da oltre 20 anni porta avanti la coltivazione specializzata del noce da frutto e si è creata un importante spazio commerciale a livello nazionale col marchio Noce di Romagna. La valorizzazione della qualità premium delle noci romagnole passa soprattutto attraverso l’aggregazione del prodotto e la condivisione di programmi di sviluppo controllato e di rafforzamento nei rapporti col mercato.

Sost.Noce in sintesi

Il progetto Sost.Noce era invece prioritariamente finalizzato a migliorare la competitività e la sostenibilità della filiera del noce da frutto introducendo innovazioni in tutte le fasi del processo produttivo. 

La premessa e l'attività del Distal di Bologna

Parte dell’attività di ricerca agronomica è stata seguita dal Distal (dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari) dell’Università di Bologna.

Il Distal è partito da una premessa: la coltura del noce presenta ancora alcuni limiti di conoscenza relativamente alle asportazioni di nutrienti, per cui spesso la fertilizzazione è basata su conoscenze acquisite in ambiti pedo-climatici diversi rispetto a quello regionale. 

La sperimentazione è stata condotta in ambiente forlivese, su alberi adulti di Chandler innestati su franco, messi a dimora del 2009, con sesti di 7 x 5 metri con l’obiettivo di valutare le asportazioni di macro e micronutrienti da parte dei frutti, delle foglie e dello scheletro, nonché la quantità di nutrienti rimobilizzata alla fine della stagione e accumulata negli organi di riserva per essere utilizzata alla ripresa vegetativa della primavera successiva. 

L’elemento maggiormente trovato nei diversi organi è risultato l’azoto (N), con circa 180 kg ha-1, rinvenuto in larga parte nel gheriglio e, in quantità minore, nelle foglie abscisse e nello scheletro. Un comportamento opposto è stato osservato per il calcio (Ca), presente in massima parte nelle foglie e limitatamente nel frutto. 

Seguono il potassio (K), equamente ripartito nei diversi organi esaminati e, in misura minore, fosforo (P), magnesio (Mg) e zolfo (S). Le quantità asportate di micronutrienti sono risultate dell’ordine dei 200-400 g per ettaro per boro (B), manganese (Mn), rame (Cu) e zinco (Zn); fa eccezione il ferro ((Fe) che si è accumulato prevalentemente nelle foglie, e ancora presente soprattutto in quelle abscisse (oltre 2 kg ha-1), confermando un comportamento già osservato in altre specie. 

Dalla differenza ottenuta dall’analisi fogliare alla raccolta e alla caduta naturale, è stato possibile apprezzare che solo l’N (diminuito di circa 35 kg ha-1) e il B (diminuito di circa 1500 g ha-1) hanno dato origine alla rimobilizzazione interna.

L’aumento di quantità di Ca e Fe nelle foglie abscisse indica un’eccessiva disponibilità per l’albero, tale da rendere necessari meccanismi di allontanamento dell’elemento con gli organi senescenti. Alla luce dei risultati ottenuti, il piano di concimazione in ambiente forlivese dovrebbe prevedere la seguente disponibilità annuale di nutrienti (in kg ha-1): N: 180, P: 23, K: 100, Ca: 90, Mg: 22, S: 20, B: 0,4, Cu: 0,3, Fe: 0,5, Mn: 0,4 Zn: 0,2.

La sperimentazione

Durante l'evento sono stati illustrati i risultati relativi ai cinque anni di sperimentazione durante i quali sono state quantificate le necessità idriche del noce da frutto e sviluppato un modello nel Dss Irriframe per una gestione irrigua ottimale. 

Nell’azienda agricola San Martino (Forlì-Cesena) sono state confrontate tre modalità di restituzione irrigua corrispondenti al 100, 75 e 55% dei consumi idrici stimati. I risultati ottenuti durante gli anni di sperimentazione confermano concretamente la possibilità di utilizzare il modello Irriframe per ridurre le esigenze irrigue del noce.

Prendendo in considerazione i dati di resa e qualità raccolti tra il 2018 e il 2022, lievi decrementi produttivi sono stati riscontrati con il 55% di restituzione idrica, mentre non sono emerse differenze significative né a livello quantitativo né qualitativo (pezzatura e colore del gheriglio) tra le tesi del 100 e del 75 per cento.

La tesi del 75% ha anzi mostrato in alcune annate rese superiori rispetto alla piena restituzione, dovute a un maggior carico di frutti per pianta di peso medio simile alla tesi del 100%. A dimostrazione che un'eccessiva irrigazione può ridurre l'induzione a frutto della pianta nell’anno successivo.

I dati raccolti tramite sensori di umidità hanno confermato apporti idrici adeguati nella tesi del 75%, mentre con la tesi al 55% si è osservata una progressiva asciugatura del terreno, indicativa di apporti idrici insufficienti.

Sulla base di questi risultati sono stati tarati i parametri irrigui per il noce nel Dss Irriframe, servizio irrigazione messo a disposizione gratuitamente dai Consorzi di bonifica per tutti i nocicoltori.

Fonte: Agrintesa, New Factor

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