Sul grande schermo arriva Alcarràs – L'ultimo raccolto e finalmente si racconta la crisi dell'agricoltura. Un film che ha conquistato i giurati del prestigioso Festival di Berlino che l'hanno fatto salire sul gradino più alto del podio. Un racconto della regista Carla Simón che ha impresso sulla pellicola la resistenza e la resa di una famiglia contadina catalana, nella realtà è la sua, nel confronto con la transizione ecologica ed energetica. Solo il tema vale un salto al cinema.
Quando la transizione diventa opera d'arte
Attenzione. Sono belle e suggestive le recensioni del film, ma spesso i critici utilizzano le parole in libertà. Agrovoltaico non significa sacrificare la terra, ma convivenza tra due economie: agricola ed energetica. Altra cosa è ridurre al minimo le colture agricole con la sostituzione dell'attività primaria. Si rischia di ingaggiare una battaglia di retroguardia e avere nostalgia per fenomeni che è meglio archiviare al più presto come l'utilizzo degli idrocarburi nei campi.
L'agricoltura e la sua trasformazione al centro
Fatta la doverosa precisazione, il film ha un grande merito: parlare dei problemi dell'agricoltura e mettere al centro la cultura contadina. Non è solo tempo di informatici, manager e influencer. La trama riprende la storia della famiglia della regista. Persone semplici, dignitose e soprattutto felici nonostante inizi a mordere la crisi economica. Armonia che viene meno quando il proprietario dell'azienda agricola Solé vuole sostituire il frutteto di pesche con un impianto fotovoltaico. Una soluzione facile facile. Non per la tenuta relazionale della famiglia che si divide tra favorevoli e contrari al cambiamento produttivo.
Una lotta poco solare
Al di la delle emozioni e del romanticismo, il film ha il grande pregio di fare riflettere sulla necessità di preservare una cultura e soprattutto un'industria primaria che permetta la sovranità alimentare delle comunità. Nella realtà ci sono soluzioni di buon senso, e anche leggi per fortuna, che permettono di far convivere la necessaria produzione energetica da rinnovabili con il lavoro agricolo. Ma deve essere un punto fermo: non si può sacrificare la produzione di frutta e verdura.