05 luglio 2021

Intelligenza artificiale: prove tecniche su kiwi, pero e spinacio

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La sostenibilità ambientale ed economica delle produzioni agricole passa anche dall'utilizzo intelligente dei dati a disposizione. E' questa la premessa su cui poggia le basi un progetto dell'Emilia Romagna avviato nel 2019 e il cui obiettivo è ottenere, tramite l’applicazione della logica data driven, il maggior numero di informazioni possibili al fine di  prendere decisioni strategiche per l’intera filiera produttiva. La sperimentazione è partita su kiwi, pero e spinacio da industria ma, visti i risultati positivi fin qui ottenuti, potrà essere estesa anche ad altre colture.

Il progetto e gli attori coinvolti

Il progetto in questione è stato battezzato Agro.Big.Data.Science ed è cofinanziato dal Programma operativo regionale dell’Emilia Romagna, Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). Vede coinvolti alcuni partner pubblici e privati specializzati nell’ambito dell’innovazione e della ricerca digitale, tutti accreditati presso la rete Alta Tecnologia della regione Emilia-Romagna. Nel merito, si tratta di Crpv di Cesena, Ciri-Agro e Ciri Itc (laboratori del Centro interdipartimentale ricerca industriale dell’Università di Bologna), Crast dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Piacenza, Citimap, impresa specializzata in progetti di telerilevamento per l’agricoltura di precisione, Onit Group, azienda di servizi informatici. Al loro fianco le imprese ortofrutticole big del territorio: Agrintesa, Apofruit, Orogel, ApoConerpo, Granfrutta Zani, Agribologna, Pempacorer e Agrisol.

Il dato al centro

Scopo del progetto è creare uno strumento capace di valutare l'influenza che le scelte produttive determinano sull’intera filiera. Per ora le elaborazioni di algoritmi specifici sono incentrate su tre filiere produttive tipiche dell’Emilia-Romagna, il kiwi, il pero e lo spinacio da industria, ma in futuro potranno essere estese anche ad altre colture. Alla base di tutto una piattaforma big data sulla quale confluiscono i dati raccolti da sistemi IoT (Internet of Thing) installati nelle aziende agricole (capannine meteo, sensori del suolo), dai quaderni di campagna, dal registro di magazzino, dal monitoraggio post-raccolta e dalle immagini satellitari rese disponibili dall’Esa (European space agency).

I risultati sono positivi

In pratica, fin qui è emerso che l'impiego delle tecnologie IoT e dei big data può contribuire al raggiungimento sia di benefici economici, grazie all’ottimizzazione degli input, sia ambientali, per la possibile riduzione della pressione che i sistemi agricoli producono sull’ambiente.

Entrando nel merito delle fasi progettuali, il primo anno è stato caratterizzato dalla raccolta dei dati storici e di quelli di campo e stabilimento. E' stata inoltre completata la piattaforma big data ed è stato messo a punto un consiglio irriguo automatico per sei aziende che producono kiwi associate ad Agrintesa. A supporto dei tecnici delle medesime aziende è stato implementato un sito web, con funzioni di monitoraggio, il che permette di visionare i dati raccolti in tempo reale tramite specifici sensori. Obiettivo per il 2021 mettere a punto un modello affidabile che generi, per ciascuna delle sei aziende di cui sopra, note fertirrigue automatiche, le quali saranno a disposizione di tecnici e produttori ogni giorno.

L'uso intelligente dei dati è la chiave di volta

“Siamo nell’ultimo anno del progetto – ha dichiarato Alvaro Crociani, direttore Crpv – e i riscontri sono decisamente positivi. Innanzitutto i gruppi ortofrutticoli partner hanno toccato con mano quanto siano positivi gli aspetti introdotti dall'agricoltura 4.0, ossia strumenti e strategie innovative che consentono di attuare interventi mirati sulle produzioni, grazie all’analisi di dati raccolti tramite sistemi digitali. Il 2021 è certamente l’anno più gratificante del progetto, in quanto, dall’analisi dei dati, individueremo i parametri che maggiormente condizionano l’intero iter produttivo fino al post raccolta. Ovviamente, terminata la fase sperimentale, l’obiettivo è quello di utilizzare al massimo immagini da satellite e dati ambientali acquisiti grazie a sensori di ultima generazione in campo e durante i processi di filiera, al fine di allargare le potenzialità della piattaforma, per renderla fruibile ad altre colture, nella piena convinzione che, anche in agricoltura, la trasformazione digitale e l’uso intelligente dei dati siano la chiave di volta per lo sviluppo, che in termini pratici significa produrre meglio, economizzare i processi e rispettare maggiormente l’ambiente”.

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