Frutta a guscio ed essiccata

24 settembre 2024

Irpinia, contro la cimice asiatica serve un fronte comune

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Si complica la raccolta delle nocciole nell’areale di Avellino: le recenti piogge hanno infatti costretto i produttori a accelerare la raccolta per evitare problemi di marciume, operazione non sempre e non ovunque attuabile a causa della conformazione stessa del terreno. 

“Dopo lunghi mesi di siccità, ha iniziato a piovere proprio quando è iniziata la raccolta”, racconta Vincenzo De Maio, titolare di una delle più importanti realtà della provincia di Avellino con circa 200 ettari di noccioleto, in parte in agricoltura integrata e in parte in bio, per una produzione totale di circa quattromila quintali di nocciole, a cui si aggiunge quella delle castagne.

Una regia unica per combattere la cimice asiatica

Le piogge però non sono l’unico problema del nocciolo in Irpinia. De Maio pone l’accento soprattutto sull’attacco della cimice asiatica come una vera a propria calamità. 

“A causa delle stringenti normative europee – sottolinea il produttore - possiamo utilizzare solo antiparassitari blandi che non ci permettono di essere competitivi sul mercato. Bisogna capire quale strategia mettere in atto per abbassare la popolazione della cimice. Allo stesso tempo, per avere un ambiente sano è necessario l’impegno di tutti nella gestione dell’areale”.

De Maio auspica quindi un controllo a tappeto del territorio che permetta di garantire l’efficacia globale dei trattamenti per evitare che una gestione senza verifica effettiva vada a inficiare anche il lavoro e il risultato di chi è stato più puntuale. 

Da qui anche l’appello per un intervento regionale: “Serve una regia che attui una politica d’intervento valida per tutti. In caso contrario avremo sempre alti e bassi, rischiando di compromettere un comparto che, al momento, è il più importante per l’economia del nostro territorio. Se va avanti così i produttori perderanno fiducia nel prodotto”. 

Le previsioni lasciavano intendere un prodotto di qualità e con buoni quantitativi. “Un insieme di diversi fattori invece – spiega De Maio – farà sì che l’annata che non sia tra le migliori. La produzione complessiva potrebbe fermarsi al 30% in meno rispetto allo scorso anno”.  

La cimice asiatica fa aumentare la quota di marcio e incide anche sul gusto del prodotto, aspetto che potrebbe creare problemi sulle vendite

Bene la commercializzazione del prodotto 2023, che ha impegnato la prima parte dell’anno. Ma ora i prezzi sono scesi di circa il 10-12%. “L’aspetto qualitativo ci condizionerà”, prospetta De Maio.


Un ambiente sano per un prodotto di qualità

Alle sue parole fanno eco quelle di Marco Maietta, titolare della Noccioro, azienda che si occupa sia di produzione, con 18 ettari di noccioleto, sia di trasformazione, portando sul mercato europeo ed extraeuropeo nocciole tostate, granelle, farine, paste di nocciola e creme spalmabili. 

“Siamo una di quelle di azienda che ha deciso di passare dalla sola coltivazione al prodotto finito e alla vendita al dettaglio. È un lavoro che richiede molto impegno, ma porta anche più consapevolezza di ciò che è necessario avere all’origine per dare al consumatore finale un prodotto di qualità”, racconta Maietta che evidenzia proprio il ruolo primario del sistema albero

“Tutto – sottolinea – parte da una gestione agricola meticolosa e professionale, che va dall’analisi del terreno al monitoraggio degli aspetti fitopatologici. Una conduzione attenta, con una nutrizione corretta del terreno, porta ad avere piante più forti che riescono a trasferire più dolcezza e più aroma al frutto. Se sano, il sistema albero si difende meglio anche dagli sbalzi di temperatura.  Avremmo dunque sia più qualità che quantità”. 

Aumentano i costi di trasformazione

La presenza della cimice asiatica impatta anche sui trasformatori. A livello di qualità organolettiche, di sapore e pelabilità il prodotto resta valido, ma i frutti cimiciati vanno eliminati in fase di lavorazione.

Un’attività di cernita in gran parte manuale che richiede di intensificare le operazioni, lavorando più prodotto in entrata per ottenerne meno in uscita, con un allungamento dei tempi e un aumento notevole dei costi”, spiega Maietta.

Costi che l’azienda dovrà ammortizzare per restare concorrenziale sul mercato. “L’unica cosa che possiamo fare - continua l'imprenditore - è cercare di acquistare da agricoltori che hanno un prodotto sano. Se tutti puntassero ad una produzione attenta, in fase di trasformazione avremmo una pulizia del prodotto molto veloce che ci aiuterebbe a rispondere subito alle richieste del cliente. Avremmo meno costi e tempistiche più brevi che ci agevolerebbero nel mantenere il nostro standard qualitativo”. 

Maietta ribadisce dunque come tutto ruoti intorno alla corretta gestione della pianta: “Il nostro cavallo di battaglia, ad esempio, è la crema classica con il 45% di nocciole. In quel 45% metteremo soltanto nocciole totalmente perfette. Avere un prodotto di alta qualità, privo di cimice, per noi è molto importante. Auspico più attenzione alla produzione e una formazione maggiore degli agricoltori che talvolta tendono a usare sistemi vecchi per affrontare problemi di nuova generazione”. 

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