30 aprile 2020

Ismea, la produzione alimentare continua a tenere

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Continua ad avere una buona capacità di tenuta la produzione alimentare italiana nel secondo mese di diffusione del coronavirus, garantendo l'approvvigionamento dei mercati, fatta eccezione per il florovivaismo e la pesca. E' quanto emerge nel secondo rapporto Ismea che ha monitorato la filiera agroalimentare, misurando gli effetti imposti dal blocco totale del canale Horeca della ristorazione e dall'azzeramento dei flussi turistici sul mercato interno, alla contrazione dell'export. Un settore che tiene, nonostante le numerose criticità da affrontare. A pesare, soprattutto per il comparto ortofrutticolo, denuncia l'Ismea, sono le difficoltà di reperire manodopera straniera per le operazioni di raccolta, mentre per il lattiero-caseario e le carni i problemi sono dovuti alla chiusura del canale Horeca.

Oltre all'azzeramento di questo importante sbocco, il vino si trova a fronteggiare anche il crollo della domanda nei tradizionali Paesi clienti, impattando anche sulla gestione delle scorte in vista della prossima vendemmia. Sotto il peso di quest'emergenza, l'Ismea rileva un calo della fiducia degli operatori del comparto agroalimentare e questo sia per l'agricoltura che, in modo ancora più marcato, per l'industria alimentare. I giudizi negativi sul livello degli ordini, l'accumulo di scorte e le attese di produzione, denuncia l'Ismea, hanno fatto scendere l'indice di fiducia di 26,4 punti, ben 43 in meno rispetto al primo trimestre del 2019 e 27 al di sotto del livello del quarto trimestre 2019.

Vola ancora il carrello della spesa (+18%)

Continua a correre anche nel secondo mese dall'inizio dell'emergenza sanitaria la spesa alimentare delle famiglie italiane. Secondo il rapporto Ismea, le vendite al dettaglio dei prodotti confezionati hanno avuto un incremento del 18% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e di un ulteriore 3% anche rispetto al primo mese di emergenza. Un periodo di lockdown nel quale sono emerse numerose nuove tendenze che hanno portato a modificare comportamenti e abitudini di acquisto. L'Ismea ne rileva quattro, a partire dall'incremento delle consegne a domicilio a tripla cifra (+160%), con un limite di crescita che è stato imposto non dalla effettiva domanda ben più alta, ma dalla capacità di soddisfarla. E poi la riscossa degli esercizi commerciali di prossimità che hanno organizzato in fretta anche loro la ‘consegna a domicilio'. Un sostanziale cambio delle preferenze d'acquisto da parte dei consumatori che hanno virato dai prodotti cosiddetti ‘stoccabili‘ a ingredienti come uova, farina, olio, mozzarella e altri. In questo periodo, segnala ancora l'Ismea, si è registrata una certa ripresa degli acquisti di vino soprattutto di quello con posizionamento di mercato medio o medio-basso, come anche, infine, una certa saturazione delle dispense e una possibile crisi di liquidità di alcune famiglie, soprattutto al Mezzogiorno.

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