Biologico

23 gennaio 2024

It’s Bio: il biologico deve essere sano, ma anche buono

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Va bene la salute e il rispetto dell’ambiente, ma ai prodotti biologici serve anche il gusto per competere nel reparto ortofrutta. Soprattutto in periodi di inflazione. Per questo si moltiplicano le referenze innovative come le uve senza semi, le clementine tardive, il kiwi giallo, le varietà club. Anche al biologico serve innovazione. Elemento utile per sostenere l’ampiezza di gamma che insieme alla comunicazione efficace e alla prossimità alla produzione sono gli ingredienti necessari per una ricetta di successo del biologico. Strategia presentata nel workshop organizzato nell’ambito delle attività del progetto Europeo It’s Bio e cofinanziato da Aop Gruppo Vi.Va e, in particolare, da Almaverde Bio, Canova e Apofruit. Due ore di riflessione, moderate da Claudio Scalise di SGMarketing, con ricco menù di dati  che hanno offerto  numerosi spunti di discussione e approfondimento.

Conosciuto da tutte le famiglie: profondità del 90%

Le famiglie italiane orami conoscono il biologico. Parlano i numeri offerti da Nomisma durante l’ultima edizione di Marca: “Negli ultimi 10 anni (dal 2012 al 2023) la penetrazione del biologico ha raggiunto il 90% delle famiglie italiane, passando da 13 a 23 milioni di famiglie acquirenti”.  Quasi un campione completo visto che le famiglie italiane sono 26 milioni.

Calo del 9% a volume nel 2023

Sempre secondo Nomisma  il mercato complessivo dei prodotti biologici ha raggiunto i 5,754  miliardi, segnando il +7% a valore nei consumi casalinghi (4,207 miliardi) e 1,268 miliardi  (+18%) nel fuori casa. Al contrario, nel periodo gennaio/settembre del 2023, secondo dati Cso Italy, le vendite di ortofrutta bio hanno raggiunto poco meno di 520 milioni  segnando il +2% a valore e il -9% a volume sul 2022.

Fiducia per il 2024

Cosa succederà  2024?  Il rapporto Coop Winter  stima “in deciso miglioramento la propensione all’acquisto di ortofrutta con il 45% del campione di consumatori che sarà guidato nell’acquisto 2024 dalla scelta di prodotti salutari. Il benessere ed il rispetto dell’ambiente – sottolinea Claudio Scalise di SGMarketing –  sono i due driver principale per gli acquisti di ortofrutta biologica“.

Meno ottimisti i buyer

I ricercatori di SGMarketing  hanno intervistato anche i buyer e non tutti sono ottimisti per i prossimi due anni.  Sono state poi individuate tre  diverse fasce di consumo: gli heavy, i medi e i light consumer verso i quali bisogna sviluppare politiche di vendita differenziate. In particolare puntare sulle promozioni perché la loro scelta d’acquisto si basa soprattutto sul fattore prezzo.

Le strategie della Gdo, anche lo sviluppo della Mdd

Le dinamiche inflattive sono state negative per il biologico che soffre sempre più la concorrenza di prodotti premium che pur non essendo bio sono più green rispetto al passato e sono buoni. La strategia per valorizzare la categoria? Ecco alcune azioni: “Il ripensamento del layout espositivo, la riorganizzazione dell’assortimento dando maggiore enfasi ai prodotti di stagione, la riorganizzazione della comunicazione del reparto per evidenziare meglio le valenze del biologico, lo sviluppo della Mdd e la riorganizzazione delle promozioni”.

Un protagonista di peso: Apofruit

Ernesto Fornari, direttore di Apofruit, ha messo l’accento sulla  lunga esperienza del gruppo nella categoria. “Siamo partiti con la produzione biologica nel 1993,  Canova, la società specializzata in ortofrutta biologica,  è stata fondata nel 1997 e  nel 2000 il varo del marchio Almaverde Bio, leader del biologico italiano”.

Un dato rilevante sposata dal direttore del Gruppo è la presenza diffusa nella penisola. “Il cuore del successo dell’ecosistema biologico Apofruit è Canova, una società che dispone di quattro stabilimenti di Apofruit dedicati, un parco tecnologico per la lavorazione dei prodotti all’avanguardia. Numerose celle e aree di lavorazione refrigerate, quattro partner con piattaforme operative distribuiti su tutto il territorio nazionale da Op Terra di Bari, Gullino (mele, kiwi), Coop. Sole (fragole, meloni, insalate), Terre dell’Etruria (ortaggi)”. Produzioni in aree vocate.

Oltre il metodo variare anche il prodotto

Ernesto Fornari ha evidenziato che non basta cambiare il metodo, “ma pure le  varietà con quelle più innovative e club”.  L’esempio più chiaro è l’uva senza semi che conquista il mercato e offre buone marginalità.

“Una specializzazione – rimarca  Fornari – consente di raggiungere volumi elevati e soprattutto di offrire al consumatore di biologico una continuità di assortimento e una gamma profonda di prodotti di altissima qualità perché coltivati nelle aree strategiche e più vocate di produzione italiana. Il biologico per Apofruit – conclude Fornari – significa valorizzare la produzione supportando i soci produttori anche nella sperimentazione di nuove tecniche produttive al fine di avere un risultato positivo”.

Non solo  scelta green, ma anche di qualità: “Senza tralasciare l’innovazione di prodotto con l’inserimento in produzione biologica di nuove varietà come kiwi giallo, Candine Bio, Kaki Maxim, uva senza semi, nuove drupacee, nuovi agrumi bio come Tango/Tangold“. C’è da intercettare  il gusto internazionale visto che il 40% della produzione di Apofruit è destinata all’export.

La commercializzazione con le Isole Almaverde Bio

Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio, ha  illustrato il particolare modello Isole Almaverde. Un sistema che funziona visti i numeri: “Le vendite sono a 7,9 milioni nel 2023 pari al 17% in più sia in valore sia in volume rispetto al 2022, a parità di rete”. In controtendenza rispetto alle dinamiche della categoria.

“Le Isole Almaverde Bio oggi sono 58, distribuite sull’intero territorio nazionale. La formula vincente – afferma Paolo Pari – è l’organizzazione dell’offerta in grado di rispondere alle esigenze dei diversi approcci di consumo. Riusciamo a offrire i prodotti giusti per i consumatori alto spendenti di biologico, grazie alla profondità di gamma, ma riusciamo anche ad intercettare i consumatori di bio occasionali che scelgono le nostre offerte molto competitive perché legate alle circostanze di produzione stagionali. Il legame diretto con la produzione rende l’offerta delle Isole Almaverde Bio elastica e con un ottimo rapporto qualità/prezzo”. Seppure con percentuali minori i prodotti biologici per il 64% vengono venduti nella Gdo contro il 75% dell’ortofrutta convenzionale. ma la quota sta crescendo.

I numeri di  It’s Bio

“I risultati del primo biennio del progetto It’s Bio sono estremamente positivi se consideriamo il numero di utenti/consumatori coinvolti – dichiara Mario Tamanti, direttore di Aop Gruppo Vi.Va – Nel biennio sono state realizzate 350 giornate promozionali in-store rafforzate, in alcuni casi dalla presenza di una promoter e in altri dalla presenza di food influencer che hanno realizzato speciali bio cooking show nel punto vendita. La campagna promozionale It’s Bio si è poi sviluppata in modalità digital, con forte attività sui canali social dedicati e sul canale YouTube dove si sono raggiunte 330mila  visualizzazioni dei 12 video informativi realizzati per il progetto”.

“Aop Gruppo Vi.Va – conclude Tamanti – è l’organismo a cui l’Unione europea ha affidato questo progetto ed è una realtà nazionale con 23mila ettari coltivati di cui il 10%  in regime biologico”.  Su 700 milioni di fatturato, 100 milioni sono della categoria bio.

I dati di Assobio

In  contemporanea al workshop It’s Bio sono stati diffusi  i dati di un convegno Assobio. In un comunicato che sintetizza i lavori di un confronto  tenutosi a Marca. “Le vendite del bio nella Gdo rappresentano un giro d’affari da 2,1 miliardi nel 2023, pari al 2,9% del totale alimentare nel canale. Le performance del biologico (+4,7% a valore e -0,3% a volume) oscillano in modo più moderato rispetto a quelle del settore alimentare nel suo complesso (+8,7% a valore e -1,2% a volume). L’origine italiana (34,5%) e la qualità nutrizionale (23,5%) dei prodotti bio esercitano il maggior richiamo per l’acquisto di questa categoria di alimenti in Gdo”.

Sono solo alcuni dati evidenziati da una  ricerca Nielsen che scatta una fotografia della categoria nella Gdo italiana ed estera. In un confronto europeo “l’Italia è per dimensione il quarto mercato del biologico tra i grandi paesi in Europa dopo Germania (7,8 mld), Francia (5,7 mld) e Regno Unito (2,3 mld) nel canale Gdo.

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