Tre anni di attività, dieci iscritti – tra cui i maggiori mercati agroalimentari all'ingrosso italiani compresi quelli di Cagliari e Catania – e un giro d'affari che vale il 3% del Pil agroalimentare italiano. A tre anni dalla nascita, la rete d'imprese Italmercati traccia un bilancio più che lusinghiero: 4 milioni di tonnellate di merci movimentate e fatturato intorno a 5 miliardi di euro. Numeri che la rete presenterà alla trentunesima edizione della Conferenza mondiale dei mercati agroalimentari all’ingrosso che si terrà a Roma dal 17 al 19 maggio e dove si parlerà anche del nuovo decreto del governo, cosiddetto decreto Madia, che sarà varato a fine giugno e potrebbe portare corposi cambiamenti nel settore.
“Se da un lato i centri agroalimentari crescono, si sviluppano e si affermano, non senza le inevitabili criticità e qualche problema – dice Fabio Massimo Pallottini presidente e fondatore di Italmercati – dall’altro la legge Madia per la riforma della pubblica amministrazione ed i conseguenti indirizzi degli enti locali (in qualità di azionisti) ne pongono in dubbio la missione pubblica” prosegue Pallottini riferendosi a “quel ruolo di cerniera tra campagne e distribuzione, manifatture e trasporti, somministrazioni e consumo, che dà servizi e redditi alle filiere, sicurezza, qualità e salute alle famiglie, supporto all’agricoltura”.
In questi tre anni di attività Italmercati ha offerto importanti servizi ai propri iscritti, tra cui la centralizzazione delle spese gestionali di fornitura (energia e gas) e il supporto per la partecipazione a manifestazioni fieristiche, ma anche attivando un confronto con il ministero e le istituzioni che ha portato ad accordi e progetti quali il Progetto Qualità Italmercati, il Nuovo Osservatorio Prezzi Italmercati, il Protocollo di collaborazione con il Ministero delle Politiche Alimentari contro gli sprechi (progetto “Last Minute Market”).
“Nel dibattito tra favorevoli e contrari alla presenza del Pubblico – dice il presidente di Italmercati – direi sì a patto che abbia e svolga un ruolo attivo e consapevole e fornisca servizi omogenei di qualità, controllando, investendo assicurando che i centri agroalimentari di primo piano svolgano la funzione pubblica alla quale sono preposti”.