04 novembre 2013

IV gamma frutta. Una nicchia che cerca spazio

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«È un mercato ancora giovane, anche se le previsioni di crescita da qui ai prossimi 10 anni direi che sono promettenti». Il comparto della IV gamma della frutta è ancora una sorta di cenerentola in Italia, dominato, in termini di fatturato, assortimento e conseguente spazio sugli scaffali dei supermercati da quello delle insalate. Eppure se torniamo indietro di almeno 10 anni, in pochi potevano scommettere con certezza sulla crescita esponenziale di questo settore che oggi, sebbene in contrazione economica, in Italia rappresenta un mercato da più di 600 milioni di euro di fatturato. I numeri sono decisamente diversi invece se ad essere confezionate fresche, non sono le insalatine baby leaf ma la frutta.

«In Italia la IV gamma di frutta rappresenta un mercato che vale circa 80 milioni di euro di fatturato. Il nostro brand, Fresco Senso, vale da solo circa 5 milioni di euro». Franco Fornari, direttore operativo del Gruppo Agribologna, che abbiamo incontrato durante l’ultima edizione del Macfrut di Cesena, è ottimista sulla crescita di queste referenze. «Certamente è importante la comunicazione perché c’è ancora diffidenza nel vedere un prodotto fresco già tagliato». Il Gruppo con la società Conor da anni è un interlocutore di primo piano nella fornitura di frutta fresca, anche come IV gamma, per la ristorazione tradizionale e collettiva. Nel 2009 nasce lo stabilimento dedicato a questo settore ed anche il brand Fresco Senso. Lo sbarco nella grande distribuzione organizzata avviene nel 2010. «Per ora, però, la Gdo non da grandi spazi a questa tipologia di prodotti che, di fatto, una volta entrati nei supermercati bisogna andarseli a cercare».

Cosa bisognerebbe fare per superare le diffidenze dei consumatori? «La frutta tagliata è ottima. La nostra non ha mai più di 6 giorni di shelf-life e come antiossidanti usiamo prodotti naturali come l’acido citrico e ascorbico. Bisognerebbe organizzare delle degustazioni nei punti vendita, andrebbe fatta assaggiare insomma». La ricerca sui prodotti è sempre in fermento, grazie anche alla collaborazione con l’Università di Bologna, al fine di poter lavorare prodotti sempre più maturi e varietà che si prestano all’industrializzazione. Quali le referenze più vendute? «Quelle a più alto contenuto di servizio: cocco, ananas e infine le macedonie»

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