È stato presentato nella casa circondariale di Cuneo il progetto Liberi di Coltivare, coltivare una rinascita dell’Op Joinfruit e Open Baladin Cuneo, che prevede l’avvio di un’attività agricola all’interno del carcere come opportunità di rieducazione e rinascita per i detenuti.
L’iniziativa è stata fortemente voluta da Joinfruit e Open Baladin Cuneo, aziende da sempre attente a investire in attività di economia sociale e circolare che coinvolgano anche le persone fragili. L’obiettivo principale del progetto è creare un coinvolgimento della comunità nell’azione rieducativa dei detenuti, attraverso la cooperazione tra le aziende del territorio e l’istituto penitenziario: un’operazione sociale che mette al centro la persona, anche detenuta, offrendole tutta la potenzialità rieducativa e inclusiva del lavoro.
Creare lavoro
“Il progetto Liberi di coltivare – spiega Domenico Minervini, direttore della casa circondariale di Cuneo – crea una occasione di lavoro professionalizzante per i detenuti, aumentati di circa 90 unità nell’ultimo anno, per via dell’apertura di un secondo padiglione destinato alla media sicurezza. Si parte con l’assunzione di sette detenuti, ma ci si augura che tale numero possa ancora aumentare”.
“Questa è una risposta importante alla forte domanda di lavoro che i detenuti evidenziano costantemente: tale importante risultato si affianca al già avvenuto potenziamento di opportunità lavorative professionalizzanti offerto dal laboratorio interno di panificazione, gestito dalla cooperativa Panatè, riorganizzato per ospitare un maggior numero di detenuti assunti. Con tali interventi è possibile rendere più veloci le turnazioni nei lavori domestici alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, in alcuni casi anche professionalizzanti, in altri no, ma utile opportunità per quei detenuti che hanno minore capacità ed affidabilità: rispondendo meglio e più velocemente alla domanda interna di lavoro, si abbassa il livello di tensione interna all’istituto. Queste progettualità non fanno altro che confermare la vocazione imprenditoriale del territorio cuneese, sempre attento alle tematiche sociali. Per me – conclude il direttore – è un orgoglio potenziare tali forme di proficua collaborazione”.
La produzione verrà poi commercializzata
In un territorio fortemente vocato alla produzione agricola come il cuneese, Liberi di coltivare vuole costruire un ponte fra le persone che si apprestano ad affrontare un reinserimento socio-lavorativo e i mondi produttivi, per arrivare a un più efficace recupero sociale dei detenuti, così importante per la riduzione della recidiva. È un progetto che rappresenta una concreta opportunità per i detenuti di formarsi e avere la prospettiva di un successivo inserimento lavorativo nelle due aziende promotrici del progetto, che si impegnano anche a collocare e valorizzare le produzioni di questa iniziativa attraverso i propri canali di vendita e ristorazione.
In totale 1.000 metri quadrati
Alla presenza della sindaca di Cuneo, Patrizia Manassero, è stata inaugurata la nuova serra di 200 metri quadrati della casa circondariale di Cuneo, che verrà utilizzata insieme a ulteriori 800 metri quadri a campo aperto per produrre pomodori, zucchine, verdure a foglia, mirtilli e lamponi.
L’Op Joinfruit metterà a disposizione tutte le sue competenze agronomiche: un tecnico agronomo esperto seguirà e formerà i detenuti, insegnandogli un lavoro professionalizzante che gli darà la possibilità di trovare un’occupazione, anche presso la stessa Joinfruit. Open Baladin Cuneo, si impegnerà ad acquistare gli ortaggi, confrontandosi con l’agronomo che seguirà l’orto, per pianificare il mix ideale che possa generare un raccolto quanto più possibile in linea con le necessità di approvvigionamento del locale con lo scopo di contribuire attivamente alla sostenibilità economica del progetto.
Bruno Sacchi crede nell’agricoltura sociale
“Siamo convinti che progetti come Liberi di coltivare possano promuovere lo sviluppo di una società più pacifica, inclusiva e caratterizzata da un benessere condiviso, commenta Bruno Sacchi, direttore di Joinfruit. “L’agricoltura sociale è uno strumento importante di riabilitazione e formazione, una possibilità per i detenuti di acquisire competenze, ma soprattutto dignità e prospettive di rinascita a nuova vita. Come organizzazione di produttori siamo onorati di poter trasmettere il nostro know-how di imprenditori agricoli a chi ha bisogno di una seconda chance, al tempo stesso contribuendo al bene della nostra comunità attraverso azioni che favoriscono la sicurezza sociale.”
“Collaboriamo attivamente con le istituzioni carcerarie del cuneese da diverso tempo – dichiara Elio Parola, socio di Baladin – e abbiamo maturato la profonda convinzione che la riabilitazione dei detenuti non solo sia un dovere di ognuno di noi, ma possa contribuire ad accrescere la cultura delle nostre aziende. È un’attività che mi appassiona e mi appaga personalmente. Liberi di coltivare unisce tutto questo alla coltivazione della terra che per noi di Baladin è un valore assoluto che promuoviamo da tempo nella produzione delle nostre birre. Siamo fieri di aver collaborato all’ideazione del progetto e soprattutto nell’esserci impegnati a dargli, acquistando gli ortaggi per il nostro locale di Cuneo, uno sviluppo sostenibile.”
Il progetto Liberi di coltivare è stato reso possibile grazie anche al supporto di alcune aziende che hanno messo a disposizione le proprie competenze. Joinfruit e Open Baladin Cuneo,infatti, ringraziano: UOMOeAMBIENTE, Demetra srl e Studio Abello di Baravelle, augurandosi che Liberi di coltivare possa essere un volano per generare una replicabilità dell’iniziativa in altri luoghi e territori.
Fonte: Joinfruit