Siamo partiti alla ricerca dell'esotico tradizionale in Sardegna, ma nell'isola abbiamo trovato quello più insolito. Non mango o avocado, ormai colture radicate nel Mediterraneo, ma frutti di kiwano, yacon e crosne. Siamo nelle montagne di Laconi, in provincia di Oristano, dove i giovani Marco Ghiani (ex impiantista tecnico elettrico) e la compagna Carla Mura (lavorava come psicologa) si sono trasferiti da Cagliari. Parliamo di due vittime della grande crisi globale del 2009/10 quando la coppia, perso il lavoro, voleva orientare la prua professionale verso il nord Europa, ma alla fine ha scelto di seguire la rotta rurale sarda e nel 2015 i due sono diventati agricoltori. In modo originale, “A modo nostro”, come il nome dell'azienda, puntando su kiwano, yacon e crosne. L'esotico insolito, almeno alle nostre latitudini.
Carla e Marco: “Mai coltivato, neanche i pomodori sul balcone”
Abbiamo sentito Marco e Carla che riepilogano sinteticamente per myfruit.it la loro storia. “Lavoravamo a Cagliari fino all'arrivo della crisi, ci hanno licenziato e volevamo preparare le valigie per il nord Europa”. Ma il destino ha voluto disegnare un futuro al centro del Mediterraneo per i due ragazzi oggi 35enni: “Mio suocero era proprietario di terreni in disuso, una casa colonica e qualche mezzo agricolo. Siamo arrivati qui per caso e abbiamo iniziato a mettere radici. Non avevamo nessun tipo di preparazione agricola, neanche mai piantato il pomodoro sul balcone, ma nel 2015 abbiamo iniziato a coltivare e dal 2017 iniziato a fare sul serio”.
Ogni impresa è alimentata da una visione e da scelte di marketing: “Ci siamo mossi diversamente da quello che c'era e abbiamo puntato sulle colture che mancavano. E' andata bene”. L'azienda si estende su 7 ettari di seminativi arabili e a disposizione altro terreno boschivo. Si punta sull'esotico, ma pure sul tradizionale. “Coltiviamo il grano che trasformiamo in farina, poi i legumi di cui andiamo fieri e orgogliosi perché non c'è più nessuno che li coltiva in montagna, con il nostro lavoro cerchiamo di risvegliare gli animi e conservare la memoria storica agricola. Abbiamo anche dedicato un campo allo zafferano e curiamo le api“.
Spazio all'esotico
La scelta esotica è stata agevolata anche dai cambiamenti climatici: “Il kiwano, il principe dell'azienda, lo abbiamo testato, piantando più volte i semi, dopo averli acquistati online, e alla fine si è adattato al nostro contesto. Sono produzioni abbastanza redditizie, vanno abbastanza anche le altre colture: yacon e il crosne“. Si vendono bene: “Il kiwano incuriosisce per la forma, le persone vogliono provare e sperimentare gusti nuovi, un'alternativa alla frutta tradizionale“. Tecniche di vendita particolari per merce sconosciuta al grande pubblico? “Sul mercato locale ci facciamo conoscere tramite Cortes Apertas, una manifestazione che tocca tanti paesi sardi, e poi vendiamo online. Abbiamo avuto richieste anche fuori dalla Sardegna”.
Il kiwano è ricco di vitamine
Abbiamo detto tanto sugli imprenditori agricoli, ma i frutti? Iniziamo dal kiwano con la spiegazione dei due ragazzi. “E' una pianta annuale originaria dell’Africa meridionale, il frutto si presenta con una forma ovoidale. Molto acquoso, con polpa gelatinosa di un color verde carico”. Il sapore? “Cambia a seconda della maturazione: verde (crudo) ricorda il cetriolo mentre quando matura diventa arancione intenso e possiamo definirlo un mix di kiwi e banana e si può conservare per mesi”. Come tanta frutta e verdura interessa anche la parte nutraceutica: “Contiene vitamina C e vitamina B6 ed è un’ottima fonte di oligoelementi. Buonissimo al naturale o con l’aggiunta di di zucchero o sale”.
Yacòn e crosne
Il primo è un tubero originario del Sud America e viene conosciuto anche con il nome di jiquimilla. “Si presenta come una patata marrone e ha un sapore simile alla pera nashi, con una tonalità esotica. Si può definire un superfood ipocalorico quindi ideale per diete naturali e smorza il senso di fame offrendo una sensazione di sazietà“.
Arriviamo al terzo esotico: il crosne che va consumato dopo la cottura. “Arriva dall’estremo oriente, diffuso in Cina e Giappone, viene chiamato anche tuberina o carciofo cinese. Ma il nome che utilizziamo noi viene dal francese che lo importarono e diedero vita alla coltivazione nel paesino di crosne, nell'Île-de-France. Ha una forma che ricorda il bruco, colore bianco perlato, con un gusto molto simile al nostro carciofo, un po' più delicato e lo consigliamo a chi li ama, ma non lo digerisce”.
Carla e Marco hanno trovato la loro via e ai clienti offrono anche servizi. “Trasmettiamo tutte le informazioni necessarie per ottimizzare il consumo. Ricaviamo un buon reddito, il kiwano lo vendiamo sui 2,50 euro a pezzo. Va bene soprattutto durante le festività natalizie quando lo proponiamo all'interno di una cesta regalo. Lavoriamo anche zenzero e curcuma che ormai le persone conoscono bene e sono entrate nel consumo quotidiano. Lo yacòn, invece, lo vendiamo a 7 euro il chilo”.