17 settembre 2019

Kiwi, IKO: “No a raccolta anticipata e attenzione all’origine”

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Qualità e corretta valorizzazione del prodotto, soprattutto in una annata che, nell'Emisfero Nord, si preannuncia “equilibrata, non eccedentaria e di buona qualità”. È il monito lanciato da 38 delegati IKO (Convention dell’International Kiwi Organization) che dall'8 al 10 settembre si sono incontrati a Torino per fare il punto della situazione della produzione di kiwi che vede l'Italia tra i principali produttori al mondo.

Se nell’Emisfero Sud la commercializzazione di kiwi è ormai in dirittura di arrivo – il Cile chiude in questi giorni gli imbarchi verso mete oltreoceano e la Nuova Zelanda termina le spedizioni tra qualche settimana –  in quello Nord IKO prevede per il 2019 una produzione con stabilità nel caso di Grecia e Francia e una contrazione del 10% per l'Italia.

Viste le buone premesse “va assolutamente scongiurato il rischio di raccolte anticipate” si legge nella nota del CSO Italy, che ha organizzato la convention – una tentazione per alcuni produttori ancor più forte in una situazione come quella attuale. Le conseguenze sarebbero pesanti e potrebbero incidere negativamente sulla stagione sin dalle sue battute iniziali non solo per gli operatori della filiera ma anche per i distributori che potrebbero vedere pregiudicata la loro redditività nel medio lungo termine a causa di un giudizio falsato del consumatore sulla qualità generale proposta. La raccomandazione è di preservare tale congiuntura positiva del mercato aspettando il giusto grado di maturazione del frutto in pianta, nel rispetto dei diversi parametri definiti nei vari Paesi di produzione, per offrire un prodotto qualitativamente buono, dal gusto ineccepibile, sostenendone così il consumo”.

Un altro tema affrontato è stato quello della contraffazione. “Dopo gli spiacevoli casi verificatisi lo scorso anno in Francia e in Italia, per cui Oltralpe è in corso una procedura giudiziaria che si concluderà tra pochi mesi nelle aule dei tribunali, IKO raccomanda molta attenzione affinché tali illegalità non si ripetano e si schiera a difesa della valorizzazione dell’origine del prodotto. Ogni areale produttivo è in grado di offrire kiwi di ottima qualità, caratterizzato da specifiche peculiarità organolettiche dovute al territorio di provenienza; è dunque dovere degli operatori comunicare ed esaltare questo aspetto in ottica di maggior trasparenza e di fiducia anche nei confronti del consumatore finale”.

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