20 ottobre 2022

Kiwi, massima attenzione alla Grecia

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I cambiamenti climatici visti con la siccità più il costo dei fattori produttivi salito alle stelle e, soprattutto, la Grecia in costante ascesa nella produzione, commercializzazione ed esportazione dei kiwi. Sono questi  i tre elementi che preoccupano le aziende agricole che producono kiwi dalla Romagna al Veneto, nonostante in quest'ultima regione si registri un forte recupero dei volumi: +87% rispetto al 2021 funestato dalle gelate primaverili. Restiamo il primo Paese produttore europeo nel 2022 con una stima, i dati sono Cso Italy, di circa 365mila tonnellate, +20% rispetto al 2021. Bene, ma bisogna fare i conti con il concorrente ellenico.

La super ripresa veronese: produzione in crescita del 87%

Una vera rimonta per i produttori veronesi dopo la gelata, in tutti i sensi, dell'anno scorso. Quest'anno la produzione rispetto al 2021 vede una riprese del 87%. Un dato importante visto che questa provincia produce l’85% del kiwi regionale coltivato su 1842 ettari. Sono i dati offerti da Elisa Macchi del Cso Italy al convegno organizzato da Coldiretti Verona sul tema. La ricercatrice ha ricordato che “Da quando si è manifestata la moria nel 2012, le superfici a kiwi in Veneto si sono ridotte di oltre 2.000 ettari, di cui 1.700 solo nella provincia scaligera”.

Coldiretti: pesano i costi energetici

Quest'anno si stima: “Una produzione di circa 17mila quintali su 1175 ettari”. Ma il presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini sottolinea i problemi: “Oggi ci sono ancora zone produttive soprattutto verso l’est veronese ma l’actinidia non è più una coltura considerevole sul nostro territorio come anni fa anche se c’è una ripresa degli impianti grazie ai nuovi portainnesti“.

Il rappresentante delle imprese agricole punta sulle difficoltà del 2022: “Se quest’anno la produzione è buona non altrettanto si può dire per i costi di produzione in particolare quelli di gas ed energia che si ripercuotono sulle campagne, e di conseguenza sul carrello della spesa dei cittadini, con il rischio anche di tagli alla produzione e un ulteriore aumento della dipendenza dall’estero”.

Il  problema è greco

Macchi ha evidenziato i dati nazionali con 23.700 ettari coltivati a kiwi con una produzione stimata in circa 365mila tonnellate, +20% rispetto al 2021, di cui 256mila tonnellate di prodotto a polpa verde e 106mila tonnellate di prodotto a polpa gialla. Quest'ultimo senza grossi problemi di concorrenza. Bene ma guardiamo i confini. “Il vero concorrente per il nostro Paese è la Grecia che, non solo ha minori di costi di produzione e superfici coltivate in costante aumento, ma che è anche il primo esportatore di kiwi verso l’Italia“.

Più nel dettaglio: “Quest’anno, nonostante l’aumento rispetto al precedente biennio, l’Italia non ha una situazione eccedentaria, in base al livello produttivo. La Grecia, invece – ha precisato Elisa Macchi – registra una produzione più elevata degli anni precedenti con una crescita anche di superfici coltivate ed export in costante sviluppo”. Myfruit.it lo ha registrato nella rilevazione su prodotti e prezzi nei mercati ortofrutticoli dove il kiwi greco è già presente e si mostra competitivo.

La ricetta? “Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni”

Problemi nel Ravennate, parlano i produttori

In una edizione del Tgr dell'Emilia Romagna i produttori del Ravennate hanno descritto i problemi dell'area. Ad iniziare da Andrea Melandri, che ha ricordato il forte impatto dei cambiamenti climatici. “E' stato molto difficile portare il prodotto alla raccolta visti i problemi idrici”. Il produttore Alessandro Bacchilega ha sottolineato la criticità che si avrà sulle quotazioni a causa dei calibri piccoli. Ma i prezzi saranno alti e Luigi Bosi, vicepresidente Giovani di Confagricoltura Emilia Romagna, spera non eccessivi, confidando nelle scelte della distribuzione. Anche per non rendere più competitiva l'offerta estera.

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