05 agosto 2014

Kiwi. Nuovo accordo interprofessionale

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Niente date, ma parametri restrittivi per quanto riguarda il grado Brix e la durezza. Sono questi gli aspetti più importanti del nuovo accordo interprofessionale del kiwi convalidato dal consiglio dell’Organismo Interprofessionale Ortofrutta Italia. A differenza dell’anno scorso, quindi, dove venivano stabilite date precise per la commercializzazione al dettaglio del kiwi (8 novembre), si è puntato esclusivamente su quelli che vengono considerati gli aspetti più importanti dal punto di vista qualitativo, vale a dire i parametri relativi alla durezza e al grado Brix, questi ultimi inalterati rispetto allo scorso anno. Il grado di maturazione minimo è quindi fissato a 6,5°Brix (viene introdotto anche il parametro durezza minima pari a 6,5kg/cm2, non previsto dalla norma Ue), mentre per la fase di commercializzazione è compreso tra i 9,5°Brix e i 10°Brix. Per le spedizioni oltremare e Russia, sono previsti 6,5°Brix (con una durezza 3-5kg/cm2) e per le spedizioni in Europa (UE28 ed extra UE28), 10°Brix (durezza 2-3,5kg/cm2).

Secondo Giuseppe Ruffini, direttore di Coldiretti Verona, l’accordo punta a «migliorare la qualità complessiva del kiwi italiano ed il suo gradimento presso i consumatori italiani e non. La nuova norma utilizza strumenti più oggettivi di prima in cui si fissavano termini temporali troppo variabili con il clima degli ultimi anni». Il kiwi, come ricorda ancora in una nota Coldiretti Verona, è una coltura importante anche per la provincia scaligera con 2500 ettari coltivati che producono circa 600.000-700.000 quintali di prodotto per un giro d’affari di 45 milioni di euro per le oltre 1000 aziende agricole più tutto l’indotto. Le zone con la maggiore concentrazione di frutteti si trovano a Valeggio sul Mincio, Villafranca, Mozzecane, Sommacampagna, Sona, Bussolengo. Pescantina e Verona. La provincia di Verona rappresenta quasi l’80%, della produzione regionale che, a sua volta, rappresenta il 13% della produzione nazionale (quarta Regione italiana). L’Italia è il principale produttore a livello mondiale con 24.000 ettari coltivati per una produzione di 460.000 tonnellate (Dati Istat 2010) di cui il 70% esportato prevalentemente nei Paesi UE tra i quali la Germania.

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