20 aprile 2018

La crescita dell’avocado trainata da ristoranti e trend salutistici

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Da alimento demonizzato a superfood per eccellenza: la storia del consumo di avocado negli Stati Uniti traccia la strada anche per i margini di crescita che il frutto ha in Europa. A raccontare il caso degli USA è Emiliano Escobedo, direttore esecutivo dell’Hass Avocado Board, che interverrà al Tropical Fruit Congress, in programma al Rimini Expo Center il 10 e 11 maggio.

Gli Stati Uniti sono il principale mercato mondiale per consumi, con un’area di produzione interamente destinata al mercato interno (la California) e frutti importati da Messico, Perù e Cile. L’Hass Avocado Board, dal 2002, ha investito 500 milioni di dollari in ricerche sulla nutrizione e attività di marketing per educare il consumatore ai benefici nutrizionali di un frutto un tempo visto con sospetto per il suo contenuto di grassi.

Grazie a queste iniziative, secondo quanto dichiarato da Escobedo, negli ultimi 10 anni la domanda degli Stati Uniti è salita da 500mila al milione di tonnellate. Oltre alla forte presenza di immigrati di origine messicana, che ha diffuso l’utilizzo del frutto, questa crescita è stata trainata anche da altri due fattori replicabili anche in Europa. Prima di tutto, essendo l’avocado un frutto di importazione, è disponibile tutto l’anno: questo ha fatto sì che molti ristoranti lo inserissero nei loro menu, avendolo sempre a disposizione. In secondo luogo ha pesato la rivalutazione dei grassi di origine vegetale, come quelli contenuti nella frutta secca e appunto nell’avocado.

Per i produttori, il grande vantaggio dell’avocado è quello di avere tutte le potenzialità per essere uno dei frutti più consumati negli Stati Uniti (attualmente è al quinto posto dopo banane, mele, agrumi e berries), ma anche quello di poter puntare su alta qualità e prezzi elevati, anziché solamente sui volumi.

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