Che in casa Amazon si pensi in modo veloce e si agisca con ancor più tempestività non è una novità. Dai rumors circa l’ingresso in Italia nel mondo alimentare fino alla partenza vera e propria, agosto 2015, non passò molto tempo. Il successivo approdo al fresco, ortofrutta inclusa, è stato ancora più veloce, datato febbraio 2016.
Ora, come comunicato dal colosso americano dell’e-commerce, arriva anche l’accordo, in linea con quanto sta già avvenendo anche in altri Paesi (vedi Morrisons in UK) con U2 supermercati (Gruppo Finiper) e il leader della distribuzione biologica in Italia, NaturaSì, per la vendita dei loro prodotti su Amazon Prime Now.
Una rivoluzione? Sarà il tempo a dire se funzionerà, ma certo questo accordo rappresenta una data quasi storica nel mondo della distribuzione alimentare italiana. D’altronde, che Amazon e il mondo della distribuzione classica, più che concorrenti, potessero essere partner, l’aveva già detto chiaramente François Nuyts, amministratore delegato di Amazon Spagna e Italia, nell’ottobre scorso davanti ad una platea numerosa ed attenta.
“I nodi logistici ora diventano tre” a Milano, ci dice Mariangela Marseglia, EU Director Prime Now di Amazon. Oltre alla piattaforma di Affori, si aggiungono quindi altri due punti di invio dei prodotti alimentari, con l'utilizzo di due negozi, uno di U2 ed uno di NaturaSì.
Mario Gasbarrino (U2-Unes). “La nostra filosofia è perfetta anche on line”
Una resa da parte della grande distribuzione e del dettaglio specializzato? Verrebbe da pensarlo. «Se il nemico non puoi combatterlo te lo devi fare amico» ci dice scherzando Mario Gasbarrino, amministratore delegato di Unes.
Con la sua ormai proverbiale schiettezza ammette:
«Ho provato in tutti i modi a trovare dei buoni motivi per non farlo, ma non ne ho trovato neanche uno».
Scherzi a parte, l’ad dei supermercati “controcorrente” non ha smentito se stesso e la filosofia che contraddistingue l’insegna dei supermercati U2 neanche questa volta. E che qualcosa fosse nell’aria tra U2 e Amazon, lo si poteva anche intuire dopo che addirittura all'interno di un punto vendita, recentemente, era stato inserito un Locker-Armando, per il ritiro della merce acquistata on line sulla piattaforma del leader americano.
«In realtà ci sono dei motivi oggettivi alla base di questo accordo. Per esempio sono rimasto affascinato dal loro customer centre. Abbiamo in comune la centralità nei confronti del cliente». Nessun problema sul fronte prezzi – «Sono gli stessi, la politica è la stessa, per di più questo è un discorso che reputo marginale» -, e, anzi, comunanza dal punto di vista della filosofia di fondo.
«La nostra scelta di essere “every day low price” riteniamo sia ideale anche on line».
Roberto Zanoni (NaturaSì). “Una grande opportunità per diffondere il mondo del bio”
«Creare tanti terreni sui quali diffondere la cultura del biologico».
Per Roberto Zanoni, direttore generale di NaturaSì, lo sbarco su Amazon diventa quasi un prolungamento della mission, qualle di far sì che l’alimentazione biologica diventi sempre più centrale tra i consumatori. «Poter consegnare tutti i nostri prodotti su Amazon a Milano, città frenetica e in continuo fermento, è una grande opportunità per far conoscere prodotti che sono il futuro della nostra agricoltura».
La domanda di prodotti biologici cresce a ritmi serrati in Italia, soprattutto nel Nord Italia, storicamente da sempre amante del bio, anche se, come emerso anche recentemente, l’offerta sembra non riuscire a stare al passo di un mercato che vorrebbe poter comprare bio con maggior facilità. Lo sbarco su Amazon, rappresenta certamente un canale perfettamente in linea anche con il target della clientela di questo settore.
Tutti i prodotti di NaturaSì saranno in vendita su Amazon, fresco incluso.
«E questa è una bella sfida che ci incuriosisce. Il fresco è un settore delicato ed anche quello che ha più potenzialità per attirare la clientela amante del biologico. Una sfida importante, dunque, speriamo che funzioni bene».
Mariangela Marseglia (Amazon). “Per arrivare velocemente ai clienti bisogna unire i saperi”
Il servizio Prime Now a Milano sta funzionando bene. Ce lo confermava Marco Ferrara, city manager di Amazon Prime Now, qualche tempo fa. E ovviamente ce lo ha confermato anche Mariangela Marseglia, EU Director Prime Now.
Nel comunicato ufficiale di Amazon, non si fa neanche mistero del futuro sbarco in altre città “stringendo accordi simili con altri distributori a livello locale”. Prossima tappa, quindi, Roma, come si legge sempre più spesso? Nessuna conferma, ma neanche nessuna smentita.
«L’idea è quella di espandere il servizio là dove ci sono clienti, quindi stiamo studiano le grandi città e ci piacerebbe molto che non fosse solo uno sbarco di Amazon, ma collettivo, portando il servizio a più clienti possibili».
Uno sbarco, ovunque sarà, che come ci ha confermato la stessa Marseglia, avverrà a breve e, vedendo la velocità con la quale si passa dalle parole ai fatti in casa Amazon, c’è senz’altro da crederle.
Servizio, velocità, qualità; questo il verbo in casa Amazon. E per far questo l’accordo con la distribuzione “fisica” è considerato un valore aggiunto.
«Bisogna essere veloci e bisogna trovare il modo per fare velocemente le cose perché i clienti non perdonano, hanno aspettative alte. Grande qualità attesa e velocità siamo convinti che non sia un’equazione impossibile. Si può fare mettendo insieme le persone, non inventando cose che non si sanno fare.
«Noi siamo bravi nella logistica, non abbiamo expertise nel biologico, ne abbiamo limitata nel grocery. Il modo più veloce per arrivare ai clienti in tempi brevi è mettere insieme i saperi».
Che gli attuali partner della distribuzione moderna e del dettaglio specializzato siano pronti a correre in modo così frenetico, sarà un’altra grande sfida nel prossimo futuro. Mario Gasbarrino e Roberto Zanoni, ascoltando il manager di Amazon durante la nostra intervista, non hanno nascosto un certo timore constatando quanto questa espansione proceda in modo così spedito, e prossimamente anche in altre città.
Ma il processo sembra ormai inarrestabile, quindi meglio allearsi con chi l’e-commerce lo conosce e sa farlo bene.