08 ottobre 2018

La “Grande Bellezza Italiana” c’è anche nell’ortofrutta

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Produrre e commercializzare ortofrutta buona, matura al punto giusto e al top di gamma. Garantendo un prezzo remunerativo a tutti gli operatori della filiera, dagli agricoltori alle catene della Grande distribuzione organizzata (Gdo). Detto così, l’obiettivo de “La Grande Bellezza Italiana” sembra l’aneddoto dell’uovo di Colombo: una soluzione semplice a un problema apparentemente impossibile.

E del resto, questa Rete d’impresa a marchio registrato, il 28 maggio scorso, e presentata ufficialmente alla stampa il 6 ottobre a Prognol (Verona), risponde a una precisa esigenza che il settore avverte da anni: offrire al mercato frutta e ortaggi freschi di qualità, prodotti in Italia e con un calendario di vendita più lungo. Questo facendo leva su un’organizzazione snella, per ora composta da sei soci, sette specie di prodotti attinte da cinque regioni, 16 magazzini di lavorazione e un approccio di marketing assolutamente innovativo. Un modello di business presentato ai retailer con capitolati di fornitura molto stringenti, monitorati e garantiti da un ente terzo (Sata) per il controllo qualità. Quattro al momento le sigle della Gdo “agganciate”: Ali, Pam e due insegne regionali ritenute “affidabili”.

“La Grande Bellezza Italiana”, che non a caso evoca il film Premio Oscar di Paolo Sorrentino, è in realtà frutto dell’incontro di aziende storiche dell’ortofrutta italiana, prevalentemente del Nord ma con piattaforme produttive anche al Sud, uscite allo scoperto dopo due anni di elaborazioni e studi, supportati da Confindustria Verona, Fruitimprese e SgMarketing.

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Bergonzoni Frutta è società leader da quarant’anni nella commercializzazione di pere coltivate in Emilia Romagna ed è in grado di stoccare 15mila tonnellate di prodotto l’anno, con due stabilimenti frigo. Perusi è una società veronese attiva dagli anni Trenta nella lavorazione e distribuzione all’ingrosso di frutta e verdura; è partner commerciale di grossisti, distributori e Gdo, sia in Italia che all’estero. L’Organizzazione di produttori Joinfruit opera da tre anni con oltre 150 soci; conta 1.400 ettari coltivati in provincia di Cuneo, 160 ettari a Latina e 40 a Reggio Calabria, avvalendosi di oltre 300 produttori.  La Op Geofur è socio fondatore del Consorzio di tutela del Radicchio di Verona Igp, tra i più disponibili sul mercato in termini di tempo (da ottobre a maggio). La cooperativa Coofrutta, nata nel 1986, può contare su oltre 50 aziende agricole e fa riferimento al Mercato ortofrutticolo di Villafranca (Verona). Odorizzi è un’azienda di famiglia da quattro generazioni specializzata nella produzione biologica destinata alla trasformazione in prodotti “baby Food” e al consumo fresco. Produce 40mila tonnellate di frutta tra Veneto e Puglia.

La gamma offerta da queste sei realtà prevede attualmente susine Angeleno, pere Abate, William e Kaiser, mele rosse Igp di Cuneo Red delicious, Stark 5 punte, Gala e Fuji, pesche e nettarine da Veneto, Piemonte e Puglia, dell’areale di San Ferdinando; e ancora, uva da tavola Igp di Puglia, Arancia a polpa rossa di Sicilia e Radicchio Igp di Verona.

Tra gli obiettivi della nuova partnership, oltre a “supplire a una mancanza di bellezza e di valore dato oggi al reparto ortofrutticolo”, con “packaging curati e belli”, non manca ovviamente quello economico. “Puntiamo a incrementare il fatturato comune di un 10%”, riferisce Leonardo Odorizzi, precisando che i soci continueranno comunque ad avere una propria attività autonoma. “Nel complesso – aggiunge – i nostri volumi per ora sono quasi niente, grosso modo corrispondono all’1% degli acquisti di una catena come Esselunga. Ma d’altra parte, giustamente la Gdo guarda al delta tra prezzo di acquisto e di vendita. E noi, attraverso i contratti che facciamo con i nostri fornitori, siamo in grado di soddisfare tutti”.

I soci della rete, tra Nord e Sud Italia, gestiscono circa 2mila ettari di superficie coltivata, per una produzione complessiva di 100mila tonnellate e un fatturato stimato in un milione di euro, cui va aggiunto il radicchio. “Per ora il mercato di riferimento è quello domestico – precisa il presidente della ‘Grande Bellezza’,  Antonio Cipriani  anche perché la Rete d’impresa punta a riposizionare e recuperare il consumatore italiano”. E i mercati esteri? “Per ora non sono una priorità, premesso che almeno il 50% della frutta made in Italy esportata è già al top di gamma”.

“La nostra iniziativa – aggiunge Cipriani, agricoltore da generazioni – vuole però ridare anche speranza a quei produttori che non ce la fanno più, perché i costi sono eccessivi e l’anno prossimo rischiano di chiudere. E noi vogliamo intervenire laddove le associazioni di categoria non sono arrivate nel sostenerli”. 

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