18 novembre 2022

“La Nocciola Romana Dop? Così non va”

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La Nocciola Romana Dop? Potenzialmente è una buona idea, ma per farla funzionare – visto che sono pochissime le aziende che aderiscono al disciplinare – occorrerebbe cambiare qualcosa, sia in ambito di rapporti con l’industria, sia nel disciplinare. A esserne convinto è Pompeo Mascagna, presidente della Op Assofrutti di Caprarola (Viterbo), che interpellato in merito da myfruit.it rileva: “In realtà, la Dop per la Nocciola Romana non è mai partita. Perché ci siano aziende che aderiscono, occorrono imprese di trasformazione intenzionate a investire su questo frutto e a riconoscere il giusto prezzo. Altrimenti, che senso ha?”.

Mascagna continua: “Ciò non significa non credere nel progetto. Anzi: siamo stati la prima cooperativa autorizzata alla commercializzazione di Nocciola Romana Dop, ma perché tutto questo avvenga sono necessarie una serie di strutture e di procedure amministrative che hanno un costo. Costo che oggi non è ripagato. Un termometro di quello che sta succedendo con la Nocciola Romana Dop si vede nel biologico: oggi diverse aziende bio sono in difficoltà proprio perché non viene loro riconosciuta la giusta differenza di prezzo che ci dovrebbe essere, e molte di esse stanno tornando al convenzionale. Dovrebbero essere i consumatori, in altri termini, a cercare di invertire la tendenza, spingendo per il bio”.

Oltre al fatto di trovare compratori disposti a investire nella Dop, secondo Mascagna bisognerebbe anche aggiornare il disciplinare. “Occorrerebbe adeguarlo – spiega – soprattutto dal punto di vista qualitativo. Ad esempio, se ho il 5% di guasto non può essere Dop, al di sotto di un certo calibro nemmeno e così via”.

Prezzi troppo bassi

Facendo poi il punto sulla campagna da poco conclusa, il presidente di Assofrutti commenta: “Rispetto al 2021 ovviamente è andata molto meglio a livello produttivo, perché lo scorso anno a causa delle gelate non si è raccolto praticamente nulla. Tuttavia, a fronte di previsioni ottime nel periodo di maggio e giugno, abbiamo poi dovuto affrontare il problema della siccità, che alla fine ci ha abbassato i quantitativi raccolti di circa il 30% rispetto a una stagione normale. Anche coi prezzi siamo decisamente su livelli molto bassi: dai 250 ai 270 euro il quintale a seconda della qualità, rispetto ai 330-350 euro del 2021.

L'importanza della valorizzazione

Per uscire da questa impasse, Mascagna suggerisce: “Dobbiamo cercare di valorizzare il nostro prodotto rispetto alle altre varietà e alla produzione estera. Tutto ciò, si ottiene da un lato cercando di migliorare sempre più a livello produttivo la qualità, dall’altro comunicando al consumatore il valore aggiunto delle nostre nocciole. Poi, occorrerebbe anche un aiuto a livello istituzionale. Bisogna sì spingere il produttore ad assicurarsi contro eventi calamitosi, ma non è possibile che le liquidazioni arrivino dopo un anno o un anno e mezzo da quell’evento. Ci dovrebbe essere anche la giusta premialità a livello di Pac”.

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