Mangiamo male e sprechiamo tanto, soprattutto frutta e verdura. Lo rivelano Andrea Segrè e Ilaria Pertot nel loro saggio "La spesa nel carrello degli altri. L’Italia e l’impoverimento alimentare", uscito ieri, 30 agosto, per Baldini+Castoldi (collana le Formiche) con prefazione del cardinale Matteo Maria Zuppi.
Grazie a una indagine condotta su giovani e famiglie nei supermercati, gli autori hanno dipinto un quadro sociale variegato e complesso, che mette in luce un impoverimento alimentare generalizzato.
Infatti, nonostante il ricco patrimonio enogastronomico, la dieta mediterranea riconosciuta dall’Unesco e l'abbondanza di marchi e denominazioni alimentari, in Italia si mangia male e si spreca molto.
Come nel resto del mondo: il rapporto sull’insicurezza alimentare Un-Fao parla di 862 milioni di persone malnutrite per difetto, mentre quelle in sovrappeso e obese superano gli 1,6 miliardi. In totale, un terzo degli abitanti del Pianeta.
Ilaria Pertot (docente all’Università di Trento e figura di riferimento internazionale nella ricerca avanzata agroalimentare) e Andrea Segrè (docente all’ Università di Bologna e promotore della campagna Spreco Zero) hanno deciso di approfondire il tema nel nostro Paese attraverso 13 "piccole storie di sopravvivenza alimentare ed esistenziale".
Tredici microstorie del nostro tempo, 13 istantanee puntate sui carrelli della spesa di altrettanti cittadini e cittadine italiane, pensionati, famiglie, monogenitori, studenti, immigrati, disoccupati, per capire come sta cambiando la nostra società e restituire al cibo il valore che dovrebbe avere nel quotidiano di tutti, alla luce di un elementare principio di giustizia alimentare.
I poveri mangiano meglio dei ricchi?
Attraverso le 13 storie, dunque, il saggio aiuta a conoscere i vecchi e nuovi poveri, in uno slalom tra pensionati e disoccupati che da sempre devono contenere i costi della spesa; tra famiglie e monogenitori cui sempre più spesso il reddito non basta; tra figli, madri e padri che diventano troppo spesso preda di luoghi comuni e fake-news intorno alle diete e alle strategie nutrizionali, quando non sono ostaggio di disturbi alimentari o dipendenze.
Un saggio ricco di dati, per rendere concreta la dimensione umana dietro le crude statistiche.
Cambiare abitudini si può
Le pagine del libro chiamano anche e soprattutto all’azione. Per contrastare il fenomeno occorre mobilitarsi tutti, dalle istituzioni nazionali ai Comuni, dalle famiglie alle scuole, attraverso interventi strutturali di lungo termine e anche attraverso un sistema di politiche alimentari urbane che permetta di avviare azioni efficaci e appropriate alle necessità reali.
L’obiettivo dev’essere garantire lo 'ius cibi' che spetta a ciascuno, ovvero il diritto universale a una alimentazione adeguata, sicura e sostenibile, sostenuto da programmi di educazione alimentare in tutti i cicli di istruzione.