03 novembre 2023

La tempesta Ciaran flagella Nord e Centro: danni a orticole e meleti

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Non è il destino cinico e baro ma il clima che cambia e che non permette di prevenire le conseguenze più pesanti per l’agricoltura. Eventi estremi  ormai quotidiani, dalle temperature eccessive alla tempesta Ciaran. Quella che in questi giorni ha colpito soprattutto il nord del Paese.

In Trentino si sono registrati danni anche in alcuni meleti della Val di Non mentre soffrono le pregiate orticole regionali. Danni alle colture anche in Lombardia e Toscana. In quest’ultima regione gli agronomi chiedono interventi urgenti per le sistemazioni idraulico-agrarie e forestali. Le associazioni degli imprenditori ricordano come l’abbandono delle aree agricole comporti una più alta pericolosità di questi eventi. Massima attenzione in Emilia Romagna.

Le colture a rischio: orticole e agrumi

Coldiretti nazionale  parla di danni  alle colture che per il caldo hanno prolungato la stagione ovvero melanzane, peperoni,  zucchine,  cetrioli. Nei frutteti per l’associazione c’è paura  per gli agrumi, dalle arance ai mandarini,  mele, pere, cachi e kiwi.

In Trentino a rischio i raccolti di radicchi, cavoli capucci, broccoli e alcuni meleti della Val di Non

Troppa acqua che il terreno non assorbe. In Trentino le campagne sono allagate con conseguenti e importanti danni per le imprese agricole. “E’ ancora presto per fare la conta dei danni – ha detto Gianluca Barbacovi, presidente Coldiretti del Trentino Alto Adige, ai microfoni della Rai – certo è che le prime segnalazioni ci sono. La prima emergenza segnalata dagli agricoltori trentini riguarda l’orticoltura. A rischio ci sono i raccolti di radicchi, cavoli capucci che possono a breve marcire, i broccoli che risentono dell’asfissia”.

Colpita la valle dell’Adige, valle dei laghi, la Rotaliana, Vallagarina Colture danneggiate anche in val di Cembra, zona Pressano, qui il maltempo ha colpito i vigneti e danneggiati anche alcuni impianti di mele in val di Non, quelli situati nelle zone più ripide.

Agronomi toscani: “Necessario intervenire su sistemazioni idraulico-agrarie e forestali”

Un prezioso intervento è quello firmato in una nota firmata dall’ordine degli agronomi e dei dottori forestali toscani. “La cronaca ha messo in luce ancora una volta la necessità di occuparsi delle sistemazioni idraulico-agrarie e forestali, per mettere a regime le acque superficiali, rallentare e regolare l’afflusso delle acque in pianura”. C’è una criticità tecnico-ambientale da affrontare e risolvere.

“Si tratta di un problema che ha molte sfaccettature di carattere agronomico-forestale, geologico e di ingegneria idraulica. Non c’è altra strada per mitigare l’impatto degli eventi piovosi estremi se non quella di prendersi cura del territorio montano e collinare, oltre a realizzare casse di espansione in pianura“. A monte e a valle.

“L’approccio progettuale interdisciplinare, il perfezionamento della capacità di allerta e intervento nell’emergenza, ma anche il coinvolgimento delle comunità sono strategie da perseguire con sempre maggiore impegno – commenta Lorenzo Vagaggini, presidente della federazione degli ordini dei dottori agronomi e dottori forestali della Toscana – Siamo di fronte a una nuova epoca climatica e occorre mettere in campo tutte le strategie per prevenire fenomeni così violenti”.

Cia Toscana: “La conseguenza dell’abbandono delle aree agricole”

Il maltempo non ha risparmiato la Toscana. La situazione è monitorata da Cia: “Situazione molto difficile anche per l’agricoltura di tutta l’area interessata -sottolinea Valentino Berni, presidente Cia Toscana – I tecnici Cia fin dalle prime ore di oggi stanno monitorando i territori interessati, per una prima quantificazione dei danni”.

Problemi anche per il vivaismo, in particolare nella piana pratese, ad Agliana e Quarrata, fra Prato e Pistoia. I boscaioli della Cia nella zona di Prato si sono resi disponibili per intervenire e mettere a disposizione della comunità la loro professionalità e macchinari per lo spostamento e taglio delle piante trasportate dalla furia dell’acqua. “Danni consistenti nella piana di Prato dove persistono allagamenti per la rottura degli argini del Bisenzio e corsi d’acqua minori -afferma Sandro Orlandini, presidente di Cia Toscana Centro e vicepresidente Cia Toscana-. Oltre alla violenza delle precipitazioni è evidente come l’abbandono delle aree agricole collinari abbia contribuito a questo disastro. Anche nel Mugello si riscontrano danni per frane e smottamenti con disagi alla viabilità. C’è apprensione per le condizioni meteo dei prossimi giorni”.

In Lombardia cresce pericolosamente il livello dei laghi

La tempesta Ciaran innalza il livello dei principali laghi lombardi a partire da quello di Como, che a Malgrate ha raggiunto i 162 centimetri, sui massimi storici del periodo, dopo essere esondato in più punti. Numeri dal monitoraggio della Coldiretti Lombardia, che sottolinea come l’altezza idrometrica del lago di Como a Malgrate sia superiore di circa 100 centimetri rispetto a quella registrata esattamente un anno fa.

Innalzati anche i livelli del lago Maggiore, arrivato a un’altezza di 153 centimetri (18 centimetri in più rispetto a soli tre giorni fa) – continua la Coldiretti Lombardia – e del lago di Garda che ha superato i 126 centimetri (quasi 14 in più rispetto all’ultimo giorno di ottobre), mentre il lago d’Iseo è arrivato a un’altezza di oltre 68 centimetri dai 35,5 centimetri registrati il 31 ottobre.

Coldiretti: “E’ tropicalizzazione, in Lombardia perso un milione di ettari agricoli”

“L’ondata di maltempo che sta coinvolgendo l’Italia – prosegue la Coldiretti – ha provocato anche in Lombardia allagamenti, smottamenti, frane ed esondazioni. Siamo di fronte – sottolinea la Coldiretti – ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo”.

“Il cambiamento climatico – afferma la Coldiretti – si abbatte su un territorio italiano più fragile, che a causa della cementificazione e dell’abbandono ha perso quasi 1/3 (30%) dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo. In Lombardia, in particolare, la superficie agricola utilizzabile si è ridotta intorno al milione di ettari. Il risultato– sottolinea la Coldiretti Lombardia – è che nella nostra regione oltre 4 comuni su 5 (l’84,6% del totale) hanno parte del territorio in aree a rischio dissesto per frane e alluvioni secondo i dati Ispra”. L’associazione propone la realizzazione di invasi per la raccolta dell’acqua “per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica, aiutando anche la regimazione delle piogge in eccesso nei momenti di maggiori precipitazioni come quello attuale”.

Massima attenzione in Emilia Romagna

La Regione Emilia Romagna con i suoi uomini e donne vigila sulla situazione: “Per la giornata di domani (sabato 4 novembre)  sono previsti venti sud-occidentali di burrasca forte (75-88 Km/h) con rinforzi o raffiche di intensità superiore, più probabili sulla zona appenninica. La criticità idraulica nella pianura centro-occidentale è riferita alla propagazione della piena nei tratti a valle dei fiumi Parma, Enza, Secchia, Panaro, Reno, Santerno e Senio, causata dalle piogge dei giorni precedenti sui rispettivi bacini montani, con occupazione delle aree golenali e interessamento degli argini”. Sono le informazioni contenute nel nuovo bollettino emesso dall‘Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile, sulla base dei dati previsionali di Arpae.

Allarme rosso anche per i porti

“Chi, avendo responsabilità istituzionali rispetto agli eventi climatici di questi giorni, continua a considerarli eventi straordinari è un irresponsabile e dovrà rispondere della mancata attuazione di misure straordinarie. E vale in particolare per le coste e i porti ma anche per l’intero sistema delle infrastrutture di trasporto”. Ad affermarlo è il presidente di Federlogistica Conftrasporto, Luigi Merlo, che da anni si batte per un piano di protezione della costa e dei porti italiani e che nel suo recente libro “Rivoluzionare la politica marittima italiana” evidenzia come nei prossimi anni si rischierà una vera catastrofe ambientale.

“In questi giorni – evidenzia Merlo – abbiamo assistito al dramma di molte località colpite dalle mareggiate, investite da venti fortissimi e da onde da record; un fenomeno questo destinato ad aumentare e a ripetersi nei prossimi anni. Ormai non è solo Venezia ad essere in pericolo ma buona parte delle città costiere sono a rischio. Occorre mettere a punto subito un piano straordinario di opere marittime come hanno fatto Olanda, Singapore e Giappone. Vi è una preoccupante sottovalutazione del fenomeno che è destinato a provocare effetti devastanti anche sulla economia, la pesca, il turismo balneare e il trasporto marittimo. L’unica opera prevista è la nuova diga di Genova della quale anche i più scettici, dopo la mareggiata di oggi, dovrebbero avere capito l’importanza. La nostra proposta: dirottare subito le molte risorse del Pnrr che rischiano di non essere utilizzate su interventi di rafforzamento delle opere a mare esistenti e per la realizzazione delle infrastrutture più urgenti”.

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