Secondo una ricerca dell'International food information council, le vendite globali del mercato dei prodotti clean label – prodotti le cui etichette riportano l’assenza o la riduzione nel numero di additivi e di materie prime manipolate – prevedono di raggiungere i 64,1 miliardi entro il 2026.
A rafforzare la tesi anche un sondaggio dell’agenzia Ingredient communications, secondo il quale il 73% dei consumatori è felice di pagare un prezzo di vendita più alto per un prodotto alimentare o una bevanda la cui ricetta preveda ingredienti che riconosce e di cui si fida.
Liquori e amari a base di frutta siciliana
In questo scenario si pone il lavoro di Paesano, start-up siciliana il cui obiettivo è produrre liquori e amari artigianali a base di vera frutta siciliana, dichiarando così guerra ai coloranti e agli aromi artificiali ampiamente impiegati nell'industria del beverage.
“Desideriamo valorizzare il patrimonio materiale e immateriale siciliano selezionando i prodotti in agricoltura etica e biologica, per poi trasformarli e dare loro nuova forma”, spiega Giuseppe Cinquerrui, fondatore della startup.
Dalla raccolta alla vendita
Con sede a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, Paesano si occupa a 360 gradi della realizzazione di liquori artigianali prodotti con i frutti caratteristici dell’Isola: pistacchio, melograno, ficodindia, carciofo e limone.
Grazie alla collaborazione con i produttori locali, Paesano gestisce tutte le fasi del lavoro: raccolta, selezione, produzione e lavorazione – fasi compiute rigorosamente in Sicilia – per poi occuparsi della conseguente vendita.
A oggi i liquori Paesano sono commercializzati in Italia ma, come riferisce Cinquerrui, hanno attirato l’interesse di diversi Paesi europei: l'azienda esporta in Svizzera, Germania, Spagna, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Principato di Monaco, Polonia e Lettonia. Nei prossimi mesi l’obiettivo è raggiungere Regno Unito, Francia, Grecia, Portogallo e Lituania. E poi, in futuro, anche gli Stati Uniti.
Cedrata Tassoni: il rilancio passa dai produttori di agrumi
Una strategia che può dirsi in linea con quella che il Gruppo Lunelli (spumanti Ferrari, Bisol, acqua Surgiva, grappa Segnana) ha messo a punto per rilanciare e sviluppare la cedrata Tassoni, dopo che, un anno fa, ha rilevato l'azienda con due secoli di storia.
La Tassoni nasce infatti come spezieria a Salò (Brescia) alla metà del ‘700 e nel 1793 inizia a focalizzarsi sulla distillazione degli agrumi, del cedro in particolare, che all’epoca erano coltivati sul lago di Garda.
Negli anni dà avvio alla produzione della cedrata Tassoni, ossia di quel prodotto che Lunelli definisce “la punta diamante del luxury soft drink italiano”. Oggi il brand vanta una vasta gamma di bevande.
Per centrare l'obiettivo di crescita il Gruppo Lunelli punta a consolidare lo storico legame con i produttori di cedro calabresi di Diamante e di Santa Maria del Cedro (Cosenza) dove i frutti sono raccolti ancora verdi, quando la buccia è ricca di aromi.
“Esattamente come avvenuto negli anni con i conferitori di uva dei nostri spumanti – riferisce al Sole 24 Ore Matteo Lunelli – oggi puntiamo a rafforzare il rapporto con i produttori di agrumi. Per far crescere il brand Tassoni abbiamo provveduto a integrarlo nella nostra strategia mantenendone l’identità originaria. Inoltre abbiamo cominciato a mettere a fattor comune settori come la distribuzione, la comunicazione e il marketing, l'amministrazione, finanza e controllo. Ma soprattutto stiamo lavorando sull’export che riteniamo sia il grande potenziale della cedrata”.
Nel 2021 Tassoni ha chiuso con un fatturato di 10,3 milioni – il che significa oltre 22 milioni di bottiglie vendute – e per il 2022 si stima un giro d’affari di 12 milioni. In altre parole, una crescita del 15 per cento.