Falsi contratti d’appalto per 18 milioni al Maap, il mercato agroalimentare di Padova. E’ il risultato di un’indagine della Guardia di finanza di Treviso sulla somministrazione del lavoro nelle attività di carico e scarico delle merci.
I fatti
Nella frode sarebbero coinvolte 29 imprese, due delle quali attive nella logistica, e 27 loro committenti con sedi tra le province di Padova, Venezia, Rovigo, Treviso. La maggior parte di queste operano al Maap.
Secondo una nota della guardia di finanza, una delle due imprese attive nella logistica “era stata costituita al solo scopo di assumere, con contratti a tempo determinato, il personale dipendente giunto al limite massimo di rinnovi contrattuali legalmente previsto, aggirando così la normativa a tutela dei lavoratori”.
I finanzieri hanno inoltre scoperto che i ricavi provenienti dalla frode venivano ripartiti tramite l’emissione di fatture per operazioni inesistenti tra le due società appaltatrici, per un importo totale di 8,5 milioni. Queste società fornivano quindi personale esterno ai committenti, che potevano così evitare di stipulare di un contratto a tempo indeterminato.
I finanzieri, ricostruendo la filiera della manodopera, hanno rilevato che “i rapporti di lavoro con i vari committenti fossero privi degli elementi che caratterizzano la liceità dell’appalto, e cioè il rischio d’impresa e l’organizzazione autonoma di mezzi e risorse”.
Un altro elemento emerso è “la vera e propria assenza di organizzazione delle risorse in capo alle imprese appaltatrici, sia per quanto attiene i beni strumentali necessari all’esecuzione dei servizi oggetto dei contratti, i cui costi di noleggio e manutenzione venivano riaddebitati puntualmente alle appaltanti, sia con riferimento all’esercizio del potere direttivo sulle maestranze somministrate, di fatto etero-dirette, cioè soggette alla gestione e controllo da parte dei committenti, rimanendo alle società somministratrici solo compiti di natura amministrativa”.
In altre parole, “i lavoratori eseguivano gli ordini impartiti dai clienti finali delle società sottoposte a verifica, i quali decidevano il numero dei dipendenti quotidianamente necessari, le mansioni da svolgere, gli orari e le modalità esecutive; emblematica la circostanza che, in alcuni casi, i committenti abbiano personalmente proceduto ai colloqui nei confronti degli operai che le imprese appaltatrici dovevano assumere, imponendo loro anche specifiche clausole contrattuali ed erogando premi produzione ad personam“.
Il sequestro preventivo e la denuncia
Al termine dell’indagine è stato disposto il sequestro preventivo di immobili, disponibilità finanziarie, autovetture e partecipazioni societarie per 1,4 milioni. Inoltre sono stati denunciati alla Procura della Repubblica 30 imprenditori per somministrazione fraudolenta di manodopera e due società sono state segnalate per responsabilità amministrativa dipendente da reato, in quanto le violazioni tributarie sono state commesse nel loro interesse e vantaggio da parte degli amministratori. Infine sono state disposte sanzioni per 2,5 milioni per illeciti afferenti alla violazione della normativa in materia di lavoro.
Evasione nella logistica anche a Torino
E frodi fiscali nel settore dei trasporti e della logistica sono state scoperte anche dalla guardia di finanza di Torino: anche in questo caso, attraverso la creazione di cooperative e l’intestazione fittizia di società di capitali, sarebbe stato sistematicamente evaso il fisco, utilizzando manodopera illecita e omettendo il pagamento dei contributi.
Uno schema, che secondo gli inquirenti, avrebbe sottratto all’imposizione fiscale quasi sei milioni. Utilizzando fatture per operazioni inesistenti e impiegando oltre duecento lavoratori fittizi, la società in questione avrebbe evaso oltre un milione di imposte. Una richiesta di fallimento è stata avanzata per permettere l’insinuazione al passivo societario dell’Erario.
Seguendo il flusso del denaro, i finanzieri hanno poi scoperto l’esistenza di una seconda società, gestita dalla stesse persone, colpevole di ulteriori frodi fiscali per circa 800mila euro. I tre principali soggetti coinvolti sono stati denunciati per reati fiscali, fallimentari e societari. La procura ha emesso decreti di sequestro preventivo del valore di oltre 1,8 milioni che hanno permesso di vincolare somme di denaro, beni immobili, disponibilità finanziarie, preziosi, veicoli di lusso e imbarcazioni.