Martedì 30 aprile si ferma la logistica. Cinque sindacati di base hanno infatti proclamato uno sciopero nazionale dei lavoratori per 24 ore.
Perché la logistica si ferma
I Cobas del lavoro privato, il SiCobas, l’Adl, il Sgb e il Cub Trasporti con un comunicato congiunto hanno spiegato i motivi del fermo. In sintesi, secondo quanto dichiarato, non sarebbero stati invitati al tavolo del rinnovo del contratto nazionale di logistica, trasporto merce e spedizioni.
“Nel mese di marzo è scaduto il contratto collettivo nazionale del settore del trasporto merci, spedizioni e logistica – scrivono le sigle – Abbiamo inviato la nostra piattaforma rivendicativa per il rinnovo del contratto a tutte le associazioni padronali alla fine del mese di febbraio, senza avere ricevuto alcuna disponibilità al confronto”.
Sempre secondo la nota, le sigle non avrebbero neppure ricevuto una risposta per un incontro con le singole rappresentanze delle imprese. “Mentre nei magazzini di ogni specie abbiamo rapporti quotidiani con una infinità di aziende, sottoscrivendo centinaia di accordi di secondo livello, è evidente che tutte le associazioni padronali, in perfetto accordo con Cgil, Cisl e Uil, hanno continuato a scegliere politicamente di lasciarci fuori dalla contrattazione nazionale”, specificano nella nota.
Che cosa non torna
I sindacati desiderano accendere i riflettori su otto punti. Il primo riguarda l’aumento delle retribuzioni di 300 euro al mese per tutti i lavoratori del settore della logistica. Seguono la riduzione dell’orario di lavoro, l’aumentato della percentuale di lavoro straordinario e della percentuale di lavoro notturno, con riconoscimento di quest’ultimo dalle 20.00 alle 8.00. Tra i punti anche il superamento definitivo della figura del socio lavoratore, la cancellazione della sezione terza sulla cooperazione dal Ccnl (contratto collettivo nazionale di lavoro), l’internalizzazione di tutto il personale, i pieni diritti sindacali.
Inoltre le sigle chiedono anche la clausola di salvaguardia anche per il personale viaggiante, cancellazione dell’articolo 11 quinques e aumento della trasferta, l’estensione delle condizioni di miglior favore, l’estensione oltre la soglia dei dieci anni degli scatti di anzianità con recupero salariale. Infine, tra i punti all’attenzione dei sindacati, anche le maggiori garanzie di sicurezza sul posto di lavoro, il contrasto alla precarietà e il riconoscimento della maggiorazione notturna anche per gli istituti contrattuali per chi lavora sempre di notte.
Lo sciopero di Brt
Ieri (23 aprile), intanto, è stato confermato lo sciopero degli operatori del gruppo Brt dal 29 aprile al 3 maggio 2024.
Un fermo che, come spiega Assotir, “è stato proclamato in seguito alla decisione assunta da parte del gruppo di recedere unilateralmente e senza alcuna interlocuzione dai contratti stipulati con i propri vettori storici”.