Il nostro settore merita più attenzione, sia per l’importanza dei fatturati, sia perché in termini occupazionali siamo di gran lunga superiori a tutte le altre attività dell’agroalimentare italiano”.
Un messaggio chiaro quello espresso dal presidente di Fruitimprese Marco Salvi durante la 67° Assemblea dell'Associazione Imprese Ortofrutticole (300 imprese che occupano circa 50mila addetti) che ha avuto luogo a Roma giovedì 14 aprile e che ha visto la partecipazione del vice ministro alle Politiche Agricole Andrea Olivero.
La vivacità e il dinamismo del comparto ortofrutticolo emerso dall’analisi dei dati Istat presentati da Fruitimprese (vedi qui il dettaglio) lascia spazio a pochi dubbi: nel 2015 l’export di ortofrutta fresca ha toccato il suo record, a quota 4,54 miliardi di euro, sebbene anche l’import sia cresciuto arrivando a 3,89 miliardi. Un dato, quest'ultimo, che però ha risvolti anche positivi.
Segnali di ripresa, incoraggianti dopo anni certamente non facili per il settore e che rispecchiano l’andamento positivo del sistema Paese. Nonostante questo, non sono sufficienti per sentirsi al sicuro. È stato l’avvertimento lanciato dal professor Francesco Daveri, ordinario di Politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza: “L’Italia non ripartirà davvero senza il volano dell’estero, senza una robusta ripresa del mercato interno, e se la ripresa non si diffonde tra le imprese e i territori. Ma, rispetto al passato, la ripresa di oggi dipende più da noi che dagli altri. Nel bene e nel male”.
Questo monito ha stimolato i successivi interventi dei relatori riguardo le responsabilità di ogni soggetto della filiera per mantenere questo trend positivo. Il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, per esempio, ha incentrato il suo intervento sulla difficoltà di fare impresa in Italia con una efficace figura retorica per sottolineare l’impellente necessità di semplificazione:
Fare gli imprenditori in Italia è come fare una corsa con uno zaino di 50 kg sulle spalle e questo zaino è la burocrazia italiana”.
Il presidente Salvi, evidenziando la centralità del ruolo delle imprese private nei processi di internazionalizzazione, ha offerto al viceministro Oliveri la disponibilità a collaborare fattivamente. Un esempio? Posso dare un grande contributo alle istituzioni per creare nuovi accordi con quei Paesi che più di altri potrebbero dare una spinta decisiva alla crescita dell'export italiano, Cina in primis.
Fruitmprese si presenta quindi alle istituzioni come un interlocutore privilegiato della filiera per la capacità di sintetizzare il rapporto tra mercato e produzione ortofrutticola attraverso l’esperienza delle 300 aziende associate che oltre a rappresentare il 40% dell’export ortofrutticolo nazionale: “in pochi anni da trader sono diventate parte attiva e cardine della filiera produttiva creando un rapporto diretto, stretto ed organico con il mondo della produzione e in molti casi sono la produzione stessa”.
Mentre gli occhi delle più alte cariche istituzionali erano puntati al Vinitaly, Fruitimprese ha mandato loro un messaggio per migliorare la competitività del settore ortofrutticolo. Un comparto, è bene ricordarlo, che tra fresco e trasformato rappresenta il 21,5% dell’export agroalimentare e ne costituisce la voce più importante, superiore anche al vino.