09 maggio 2019

L’ortofrutta italiana cerca nuovi mercati

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CSO Italy, con la chiarezza dei numeri, ha presentato a Macfrut un quadro definito sulla situazione dei principali prodotti ortofrutticoli del made in Italy. In un convegno a cui hanno preso parte le principali istituzioni e organizzazioni del settore, si è tracciata una linea netta tra ciò che era la produzione italiana fino al 2018 e quello che sarà nei prossimi anni, se non si trovano immediatamente soluzioni per sbloccare la situazione di stallo relativa all’apertura dei nuovi mercati.

“Tutti i paesi produttori – ha spiegato Elisa Macchi, direttore di CSO Italy – cercano di aumentare le quote sul mercato europeo, soprattutto dopo l’embargo russo, ma non solo. Belgio ed Olanda, ad esempio, nel 2000 producevano 320.000 tonnellate di pere ed oggi ne producono oltre 700.000; gli stessi quantitativi dell’Italia, esportati negli stessi mercati. La Polonia ha duplicato le produzione di mele nel giro di pochi anni. Per il kiwi siamo di fronte ad un potenziale produttivo italiano, a pieno regime, di 600.000 tonnellate e destinato a crescere, ma molti paesi produttori stanno aumentando l’offerta sul mercato interno, in particolare Grecia e Nuova Zelanda. Sul fronte degli agrumi e dell’uva da tavola, produzioni già in forte riduzione, l’Italia sente la forte concorrenza della Spagna”.

Di fronte a questa situazione, l’appello del presidente di CSO Italy Paolo Bruni è chiaro ed incisivo: “Siamo ad un punto di svolta: in questo momento abbiamo l’evidenza di una contrazione importante dell’export italiano, ma soprattutto stiamo subendo la forte pressione dei nostri principali concorrenti sul mercato interno. E’ chiaro che servono nuovi sbocchi, altrimenti non si riuscirà a garantire competitività al nostro prodotto. L’Italia – ha concluso Bruni – ha delle carte da giocare: il valore della sua produzione è riconosciuta e siamo i primi al mondo per salubrità ma, senza sbocchi in nuovi mercati, non possiamo crescere. In questo momento servono più che mai le sinergie con le istituzioni per sbloccare i dossier pronti e, come CSO ITALY, siamo sempre stati da oltre 10 anni impegnati tecnicamente sulle barriere fitosanitarie a supporto delle imprese e delle Istituzioni”.

Per le pere ha preso la parola Marco Salvi – presidente di Fruitimprese e grande produttore europeo. “Il dossier clou relativo alle pere – ha detto – è quello verso la Cina. La Cina ha più volte ribadito che vuole trattare un solo prodotto per volta e con ogni singolo stato membro dell’UE. E’ pertanto fondamentale accelerare le trattative tra Stato Italiano e Cina per sbloccare la situazione. Per le pere stiamo lavorando anche su altri importanti mercati, ma dobbiamo fare in fretta perché i nostri competitor sono già arrivati e ci erodono importanti quote di mercato”

Sul tema degli scambi commerciali è intervenuto il Coordinatore Ortofrutta di Alleanza Cooperative Agroalimentari, Davide Vernocchi, ponendo in particolare l’attenzione sull’annosa questione dell’export del kiwi in Giappone per il quale, nonostante l’incessante lavoro che dura ormai da anni, non c’è ancora l’atteso via libera per le aziende italiane. “Proprio oggi (ieri, n.d.r.), in concomitanza con il nostro incontro – ha dichiarato Vernocchi – inizia ufficialmente la missione di alto livello guidata dal Commissario Europeo all’Agricoltura Hogan a Tokyo che si concluderà il 10 maggio. Anche Alleanza Cooperative partecipa alla missione e discuterà delle problematiche legate all’impossibilità si esportare ortofrutta fresca nel corso degli incontri sia con il commissario Hogan sia con il Ministro Gianmarco Centinaio, atteso anche lui in Giappone per una visita ufficiale in programma il 10 maggio, nel corso della quale si occuperà pure del dossier kiwi. Il nostro auspicio è che la doppia missione del Commissario e del Ministro aiutino ad accelerare i tempi”.

Sulle mele è intervenuto alla tavola rotonda del convegno, organizzato da CSO Italy, Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela. “Sono molteplici – ha dichiarato Dal Piaz – le trattative per autorizzare l’accesso delle nostre mele sui mercati terzi e faccio solo alcuni esempi esplicativi di come, nonostante il grande impegno, poi tutto si blocchi senza una reale motivazione. Abbiamo ben 2 dossier che attendono solo la firma: Taiwan e Vietnam, dove sono già presenti i nostri competitor francesi e polacchi. Fondamentale poi aprire il mercato cinese – dopo le pere – e accelerare l’apertura di Messico e Tailandia.

Per gli agrumi ha preso la parola Salvo Laudani, Direttore Marketing di Oranfrizer. “La produzione agrumicola è in fase di rinnovamento, per le conseguenze legate ai danni provocati dal virus della Tristeza. Oggi chi ha riconvertito ha la strada spianata e dispone di agrumi, soprattutto di nuove cultivar di arance rosse (ma non solo) di eccellenza. Una riflessione sull’Europa: deve continuare ad occuparsi prevalentemente di importazioni oppure iniziare ad occuparsi anche di esportazioni? Deve gestire i rapporti internazionali con criteri di reciprocità o deve solo essere custode del libero mercato interno? E’ necessario dare un segnale di cambiamento al Parlamento Europeo”.

Per l’uva da tavola ha preso la parola Andrea Badursi, Vice Presidente di Italia Ortofrutta che ha rimarcato l’attenzione principale rivolta ai mercati del Sud Est Asiatico e nello specifico la Cina, dove c’è una crescente domanda dei consumatori cinesi per le sue qualità, e dove però sono appena arrivati anche gli spagnoli. Interessante anche il Vietnam dove sono sbarcati sempre gli ispanici.

A chiudere la carrellata di informazioni tecniche preziose per avere un quadro chiaro e completo della situazione non poteva mancare la logistica, tassello fondamentale ed indispensabile per l’export con l’intervento di Riccardo Martini, AD di DCS Tramaco. “Il quadro appena visto non è incoraggiante dal punto di vista della logistica: le compagnie di navigazione privilegiano i porti dei paesi che garantiscono maggiori volumi di carico, soprattutto se si tratta di carichi refrigerati. Infatti le nuove rotazioni di importanti servizi marittimi verso Medio ed Estremo Oriente favoriscono i porti spagnoli a danno di quelli italiani. Anche un concorrente agguerrito come la Grecia ha servizi diretti verso Medio ed Estremo Oriente molto più veloci di quelli dall’Italia. Per colmare questo gap logistico è necessario fare sistema aggregando i produttori dei vari distretti frutticoli italiani, per creare la massa critica che a sua volta può creare nuove opportunità logistiche”.

L’assessore regionale Simona Caselli ha concluso: “La Regione Emilia Romagna, proprio in una logica di integrazione, ha garantito un forte impegno, a supporto della gestione dei dossier fitosanitari, per gli scambi internazionali. E in questa azione di sostegno anche il presidio dei disciplinari di Produzione Integrata è stato di grande utilità per dimostrare le modalità di controllo delle fitopatie di interesse verso i paesi terzi. E’ convinzione che sia necessario passare da una gestione realizzata attraverso accordi bilaterali ad una negoziazione comunitaria che porti ad accordi europei verso quei paesi. In questo ambito è importante sottolineare come l’Emilia Romagna nelle sue attività di internazionalizzazione, abbia contribuito a favorire l’attenzione verso le sue produzioni di paesi come Cina, Canada, Stati Uniti e Sud Africa. In questo contesto risulta infine determinante anche un impegno del mondo produttivo per migliorare la concentrazione commerciale e logistica”.

Al termine del convegno il Presidente Bruni a nome di Aci, Assomela, Fruitimprese, Italia Ortofrutta e Cso Italy ha consegnato al Dr Giuseppe Blasi, capo dipartimento Dipeisr-Mipaaft, una richiesta congiunta al Ministero di impegno a mettere in campo tutte le risorse necessarie per avviare e portare a termine in tempi brevi le priorità indicate dal settore riportate nel documento.

Il Dr. Blasi si è impegnato a portare il documento all’attenzione del prossimo Tavolo Ortofrutticolo in calendario entro il mese di maggio, per procedere in totale condivisione.

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