09 aprile 2019

Ma il Catasto frutticolo, serve o non serve?

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Era una delle due priorità evocate come fondamentali per il settore frutticolo, insieme all'export, ad esempio durante l'ultimo Tavolo Ortofrutta che si è tenuto al Ministero a Roma a settembre dell'anno scorso. Eppure, secondo molti operatori, il famoso Catasto frutticolo sembrerebbe ora non servire più. O meglio, lo stanziamento dei 5 milioni di euro dell'ultima Legge di Bilancio per realizzarlo sembrerebbero eccessivi e, quindi, praticamente inutili.

È la tesi emersa durante la puntata di lunedì 8 ottobre di Report, la famosa trasmissione di inchieste di Rai3, che si è occupata anche di questo argomento con un approfondimento di circa una ventina di minuti. Molti degli intervistati, praticamente la maggior parte di quelli intervenuti durante l'inchiesta, hanno infatti sostenuto che un catasto frutticolo, di fatto, c'è già in molte Regioni.

CatastoOrtofrutticolo_Mazzotti“Abbiamo tutti gli anni l’obbligo di aggiornare un piano colturale all'interno del quale ci sono anche le varietà ed è contenuto nel sistema informativo agricolo nazionale” ha affermato, ad esempio l'agricoltore Fabiano Mazzotti. Dello stesso avviso Franco Fagioli, anch'esso agricoltore, che in trasmissione ha mostrato un esempio di come nella cooperativa di cui fa parte viene minuziosamente mappato tutto ciò che viene coltivato. E, ancora, anche per Massimo Scozzoli, agricoltore, c’è già tutto a disposizione: “Abbiamo il quaderno di campagna dove c’è tutto”.

Di fatto, sintetizza Report, già oggi gli agricoltori che ad esempio hanno bisogno di un contributo inviano le richieste al CAA (Centro Assistenza Agricola), le quali poi confluiscono in Agea, vale a dire l’Agenzia per l'erogazioni in agricoltura, controllata dal Ministero delle Politiche Agricole. “Ma abbiamo le superfici, non le varietà, o meglio non in alcune regioni” sostiene Lorenzo Bazzana, responsabile economico Coldiretti, organizzazione che è sempre stata a favore all'istituzione di questo strumento.

“Basterebbe una circolare e due righe” afferma il conduttore Sigfrido Ranucci alla fine della messa in onda della trasmissione riprendendo quanto affermato anche da Roberto Orlandi, presidente del Collegio Nazionale degli Agrotecnici, secondo il quale, ad esempio, in tre regioni molto importanti nella produzione ortofrutticola come Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto viene già aggiornato un Catasto frutticolo e, quindi, al massimo “basterebbe chiedere alle altre regioni di aggiungere qualche riga in più” per colmare le informazioni in questo momento mancanti.

CatastoOrtofrutticolo_reportLa tesi di Report è che, di fatto, la concessione di questi 5 milioni sia stata quasi un favore a qualcosa o qualcuno che magari avrà il compito di gestire questo Catasto. “Nessuno ci ha mai chiesto di gestirlo perché non saremmo in grado di farlo dato che siamo in tre all’ufficio statistico” si difende il Cavalier Paolo Bruni, presidente del CSO Italy, “sospettato” numero uno secondo Report e raggiunto durante la presentazione di Macfrut 2019 che si è svolta a Roma la settimana scorsa. Bruni, poco dopo, sottolinea come questo lavoro di censimento delle produzioni frutticole che in effetti già fanno, è rivolto però solo ai 70 soci del CSO Italy, che naturalmente rappresentano una fetta importante della produzione italiana, ma non la totalità di un comparto decisamente più complicato e rispetto alla fotografia emersa durante la nota trasmissione di Rai3.

Insomma, uno degli strumenti che da anni viene evocato come necessario per capire cosa, quanto e dove produciamo in modo davvero preciso a livello ortofrutticolo, utile per gestire l'offerta eccessiva di alcuni prodotti e quindi anche la volatilità dei prezzi, sembrerebbe essere già lì, disponibile a tutti quasi integralmente se non con qualche piccola modifica e aggiunta da fare.

È proprio così? Basta così poco come è stato detto in trasmissione per realizzare davvero il Catasto frutticolo? E perché non è stato mai fatto allora? Una regia per armonizzare tutti i dati, parte dei quali evidentemente già ci sono, serve o non serve? E i 5 milioni stanziati sono troppi, pochi, giusti, addirittura completamente inutili?

Una certa amarezza, a fine trasmissione, emerge: in 20 minuti è stato liquidato un problema che è apparso come una barzelletta, una sorta di furbata per far prendere qualche milione di euro a qualcuno. Un intero settore, trainante per l'intero mondo agroalimentare italiano – sommando fresco e trasformato l'ortofrutta continua ad essere, anche in un anno di vacche magre come il 2018, la principale voce dell'export del settore – ridicolizzato come tafazzianamente incapace di conoscersi, nonostante abbia tutti gli strumenti per farlo.

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