Oltre 1000 espositori, una crescita della superficie lorda salita a 33mila metri quadrati, più di 350 buyer che si sono iscritti attraverso la piattaforma business to business. Sono alcuni dei dati che Renzo Piraccini, presidente di Cesena Fiera, ha orgogliosamente elencato nel suo discorso di apertura al Macfrut Forum, il convegno che anticipa la 32esima edizione della fiera cesenate, quest’anno trasferitasi per la prima volta a Rimini.
Dati incoraggianti che secondo Piraccini sono un indicatore importante per quella che si annuncia una vera e propria edizione zero per la più importante e storica fiera italiana del settore ortofrutticolo. «A Rimini non c’è più una camera libera in hotel. Si prospetta il miglior Macfrut della sua storia, il Macfrut 2015. Questo è stato possibile grazie al gioco di squadra di tutti. Un esempio dell’attaccamento della filiera ortofrutticola alla sua fiera. Voglio quindi ringraziare Il Comune di Cesena e tutto lo staff di Cesena Fiera» ha dichiarato Piraccini.
Nell’anno probabilmente più delicato e complicato della sua più che trentennale storia, il Macfrut sembra aver serrato i ranghi e trovato un nuovo slancio. E proprio poche ore prima dell’inizio del Forum è arrivata anche la notizia dello slittamento della seconda edizione di Fruit Innovation (vedi qui), la fiera ortofrutticola milanese concorrente che ha debuttato questa primavera, al 2017, all’interno di Tutto Food. Una notizia che, come si legge nel comunicato stampa di Cesena Fiera del pomeriggio di ieri (22 settembre), viene salutata come una dimostrazione di forza da parte del Macfrut.
«Si è capito il rischio che si correva nel 2015 e in tanti hanno voluto dare il contributo per il rilancio. Macfrut vuole essere il braccio della produzione ortofrutticola italiana per portare il meglio nel mondo. La crisi ha fatto molti morti, ma ha lasciato le aziende più solide. Dal mercato arrivano segnali incoraggianti. l’export segna +10% a valore rispetto al 2014 nei primi sei mesi dell’anno. E i consumi evidenziano un +3% a valore».
C’è ottimismo, dunque, sotto ogni punto di vista. «Possiamo uscire da questa cappa di pessimismo, ma abbiamo bisogno di grande spinta e pragmatismo. Più che chiederci cosa può fare il mercato per noi, dobbiammo essere noi a chiederci cosa possiamo fare per il mercato. Dobbiamo credere nei nostri prodotti e apririci al mondo» conclude Piraccini.