03 maggio 2019

Macfrut 2019, Piraccini «Ottime premesse, sarà una gran bella edizione»

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A pochi giorni dall’inizio della 36esima edizione di Macfrut, la quinta della nuova era “riminese” e ora che i dati a vostra disposizione sugli espositori sono definitivi, quali sono le sensazioni generali, anche alla luce della tipologia di operatori presenti quest’anno?

Le aspettative per questa 36esima edizione di Macfrut sono positive anche se le analisi le potremo fare solo a consuntivo. La parte espositiva crescerà del 6% sul 2018 e aumenta soprattutto la presenza estera. Per quanto riguarda i buyers – interessati a tutti i settori della filiera – sono 1500 quelli invitati dalla fiera con il determinante contributo di ICE Agenzia, in linea con i numeri dello scorso anno. Sui visitatori è molto azzardato fare previsioni anche se le prenotazioni dei ticket online procedono bene e l’organizzazione dei pullman vede un buon incremento, dovuto agli eventi organizzati in fiera da ANBI, Coldiretti e altre organizzazioni. Anche le prenotazioni degli eventi a pagamento come il Tropical Fruit Congress e il Convegno sui Biostimolanti procedono molto bene. In sintesi ci sono tutte le premesse perché sia una gran bella edizione. 

Nonostante le arance rosse recentemente siano sbarcate in Cina, ultimamente parlare di export ortofrutticolo italiano significa, dopo anni di crescita, toccare un tasto dolente. Si è detto che i dati del 2018 sono un campanello di allarme che bisogna saper ascoltare con attenzione: quale messaggio può dare la fiera italiana più importante del settore?

Abbiamo settori dove siamo leader mondiali e che vedono una buona crescita internazionale – come le tecnologie per la selezione e il confezionamento, il packaging, la vivaistica, le macchine agricole – mentre sul fronte produttivo, molto spesso, la produzione italiana è in sofferenza, perché si trova a competere ad armi impari in uno scenario senza regole. I dati dell’export da questo punto di vista, sono impietosi, con la diminuzione che ha toccato in misura minore gli ortaggi (-3,06%) rispetto alla frutta (-8,2%).
Il mercato è sempre più aggressivo e competitivo e occorre aumentare notevolmente l’efficienza delle nostre imprese, sia produttive che commerciali. Non ci sono scorciatoie!
Crescere sul mercato internazionale è sicuramente una delle chiavi di sviluppo della nostra ortofrutta. Abbiamo alcune filiere dove ce la possiamo giocare – mele, kiwi, uva da tavola, albicocche e alcune tipologie di ortaggi – ma dobbiamo guardare più al mercato internazionale e non solo alla Germania e all’Europa che rappresentano l’83% della frutta e addirittura l’89% degli ortaggi. Che dire poi delle ciliegie – dove le tecnologie per la lavorazione le produciamo noi – e mentre gli altri paesi esportano anche in mercati molto lontani (si pensi al Cile che ha nella Cina il suo primo cliente), noi vendiamo quasi tutta la produzione nazionale sul mercato interno.
Solo se riusciremo a rendere più attrattive ai buyers internazionali le nostre produzioni potremo crescere e trovare nuovi spazi sui mercati internazionali.
Una grande fiera nazionale rappresenta una grande opportunità per promuovere la nostra ortofrutta e dobbiamo sfruttare meglio la presenza a Macfrut di operatori da tutto il mondo per portarli nelle zone di produzione, fargli toccare con mano le nostre eccellenze, fargli visitare le nostre imprese. Abbiamo dei prodotti straordinari e un potenziale di cui spesso, noi stessi, non abbiamo coscienza.

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Gli espositori provenienti dall’Africa negli ultimi anni hanno conquistato sempre più spazio a Macfrut tanto da avere un padiglione tutto dedicato a loro. Quando e perché nata l’idea di investire tempo ed energie nel promuovere la fiera dell’ortofrutta italiana agli operatori di questo continente?

Macfrut è l’unica fiera di filiera nel panorama europeo delle fiere di settore, e il comparto delle tecnologie è molto importante, rappresentando circa 1/3 di tutti gli espositori. L’Africa ha bisogno di sviluppare la propria ortofrutta, e senza tecnologia non ci può essere sviluppo. Quindi prima di tutto l’Africa è un importante mercato per le nostre macchine agricole e di confezionamento. Ma per alcuni prodotti – come mele e kiwi – è anche un mercato, ancora ridotto nelle dimensioni, ma in rapida crescita, soprattutto laddove è presente una middle class in ascesa. Inoltre l’Italia può fungere da piattaforma per la riesportazione in Europa dell’export africano di alcuni prodotti. Le opportunità non mancano, bisogna solo saperle sfruttare. Stiamo promuovendo la fiera in Africa da tre anni e in questa edizione – dove questo continente è partner di questa edizione della fiera – raccogliamo i frutti. Avremo oltre 200 imprese africane, tra espositori e delegazioni ufficiali. Comunque il nostro impegno in questa direzione continuerà anche nei prossimi anni. Aggiungo il progetto Lab Innova messo in campo di Ice Agenzia con la collaborazione di Macfrut. Si tratta di una iniziativa che intende sviluppare il partenariato tra imprese UE-Africa, puntando su formazione manageriale, innovazione e trasferimento tecnologico nel settore agricolo e agroindustriale africano. In questa prima fase sono tre i paesi africani coinvolti nel progetto (Etiopia, Mozambico, Uganda) tutti presenti a Macfrut. 

Sul tema delle fiere del settore agroalimentare il Ministro Centinaio, senza troppi giri di parole, recentemente ha affermato: “Basta sovrapposizioni”. È un tema che riguarda anche il comparto ortofrutticolo, anche se, per fortuna, non è più così vivo come qualche anno fa, sebbene il problema persista con la parziale sovrapposizione con TuttoFood a Milano. Perché è così difficile fare gioco di squadra?

Non posso che essere d’accordo con il Ministro Centinaio e credo che Tuttofood archivierà definitivamente l’idea di presentarsi come momento espositivo sull’ortofrutta fresca. Del resto i risultati parlano chiaro. La vetrina dell’ortofrutta italiana si chiama Macfrut e la filiera ha fatto le sue scelte già da qualche anno. 

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