Due i convegni che quest’anno hanno anticipato l’apertura della 31esima edizione del Macfrut di Cesena, dedicati alle pere e all’asparago. Per quanto riguarda uno dei frutti simbolo della frutticoltura italiana come la pera – l’Italia è il primo produttore europeo con 700mila tonnellate stimate rispetto 2,27milioni (Fonte: Wapa-World Apple and Pear Association) – le principali criticità riguardano il calo dei consumi interni. Come sottolineato da Elisa Macchi, direttore del CSO di Ferrara nella sua presentazione, siamo passati dalle circa 460 mila tonnellate del 2000 alle 319 mila del 2013 (dati GFK Italia). Tra il 2012 e il 2013 gli acquisti di pere al dettaglio hanno fatto registrare una flessione del 10%, anche se è presente qualche timido segnale nei primi mesi del 2014 (periodo gennaio-luglio) pari ad un +1%.
Da qui, anche alla luce delle conseguenze dell’embargo russo, la necessità di guardare con sempre maggiore attenzione all’export, aprendo la via di nuovi mercati accessibili come Brasile, Usa, Emirati Arabi e Arabia Saudita, o quelli che oggi risultano ancora inaccessibili (Cina, Vietnam, Indonesia e Messico). Punto sul quale è convenuto anche Ilenio Bastoni, direttore di Apofruit, sottolineando l’importanza del Medio Oriente. Paolo Marconi di Alegra, invece, ha evidenziato il nodo del rinnovo varietale, fondamentale per potersi affermare sui mercati esteri. Secondo Marco Salvi, intervenuto per conto dell’Op Afe, in futuro si prefigura quella che ha definito una vera e propria “guerra” nel comparto delle pere a livello internazionale “tra la Conference di Belgio e Olanda, la portoghese Rocha e la nostra Abate”. Fondamentale, quindi, considerando la grande qualità che le Abate italiane possono offrire, sarà “spiegare al meglio al consumatore le sue peculiarità e spingere sull’inserimento di questa varietà all’estero”.
Il focus sull’asparago, invece, ha evidenziato una coltura che può dare grandi soddisfazioni ai produttori italiani. In questo momento il primo produttore al mondo è la Cina, seguito dal Perù: la produzione italiana si piazza all’ottavo posto riuscendo sostanzialmente a tenere le posizioni all’interno dello scacchiere internazionale. Cresce, infatti, l’export, ma ci sono ampi margini di miglioramento. Così come nei consumi interni, considerando che oggi la penetrazione all’interno delle famiglie italiane si ferma al 40%. Obiettivi per futuro: innalzamento della qualità, ampliamento del periodo produttivo, miglioramento delle tecniche di raccolta e partnership con l'industria di trasformazione.
Crediti foto | Mangiarebene.com