E' ottimista, in merito alla stagione siciliana che si appresta a partire, Giovanni d'Agati, presidente del Consorzio del mandarino tardivo di Ciaculli (Palermo): “Il clima asciutto ha permesso ai frutti di arricchirsi di zuccheri – esordisce – Le quantità sono superiori rispetto a quelle dello scorso anno, stimiamo un +25%: Covid e clima permettendo, ci aspetta una buona annata”.
Annata che, secondo le previsioni del Consorzio, dovrebbe partire intorno alla metà di novembre. Nel frattempo si procede al diradamento, raccogliendo 20-30 tonnellate di prodotto ancora verde, da destinare all'industria di trasformazione e alla cosmesi, in modo particolare alla produzione di oli essenziali: “Il nostro è un prodotto di qualità – puntualizza – apprezzato per le sue caratteristiche distintive: ci aspettiamo volumi in crescita, ma non solo per la corsa alla vitamina C, ma proprio per un discorso di affezione al prodotto”.
“Il valore aggiunto del nostro prodotto? Il seme”
Sulla qualità del mandarino di Ciaculli il presidente non ha dubbi, il valore aggiunto è il seme: “Al pari del gusto e dell'aroma – spiega – il seme è una caratteristica distintiva del prodotto. I frutti senza semi sono a nostro avviso solo una moda, se ci pensa razionalmente sono un sovvertimento della natura: senza semi, non si semina. Il nostro mandarino ha i semi e anche quelli devono essere apprezzati: il nostro obiettivo è fare innamorare il consumatore del nostro prodotto e direi che ci siamo riusciti: lavoriamo in esclusiva con Esselunga, siamo presenti in tutta la Gdo e abbiamo avviato collaborazioni con Loison per il panettone al mandarino, con Grom per il gelato, e anche con la cantina Canella, con cui produciamo l'aperitivo Puccini. Loro mettono lo spumante e noi i mandarini”.
I mandarini del Consorzio sono prodotti da una compagine di un centinaio di aziende che, nel complesso, gestiscono 400 ettari, per una produzione totale di circa seimila tonnellate: “Il nostro territorio – puntualizza il presidente – è un territorio complesso, sempre più eroso dall'espandersi del tessuto urbano palermitano. Prima che il Consorzio si costituisse, circa venti anni fa, i piccoli produttori stavano abbandonando le campagne: il lavoro svolto tutti insieme ha permesso di risollevare le sorti di questo territorio, avvicinando anche i giovani all'agricoltura e promuovendo un prodotto di qualità“.
Un nuovo lockdown sarebbe l'inferno, la stagione deve ancora partire
Sebbene vi sia ottimismo sulla stagione in partenza, una riflessione sulla emergenza sanitaria è d'obbligo: “Un nuovo lockdown sarebbe tragico – spiega il presidente – Perché a marzo, quanto è iniziata la pandemia, la stagione volgeva al termine, mentre oggi le produzioni sono ancora in campo“. I problemi sarebbero diversi, dalla la manodopera, alla gestione degli ordini, passando per la formazione dei prezzi: “Durante il lockdown abbiamo fatto miracoli i per gestire una situazione schizofrenica, determinata dalle richieste senza sosta della Gdo, dall'assenza dei trasportatori, dalla gestione del personale impaurito. Il nostro impegno è stato non alzare i prezzi, e nonostante tutto ci siamo riusciti. Ma non voglio pensare a un nuovo lockdown massivo, sarebbe l'inferno“.