27 gennaio 2022

Mandorla d’Avola: i cambiamenti climatici preoccupano sempre più

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Non è una situazione facile quella che sta vivendo la Mandorla d’Avola, eccellenza di questo territorio in provincia di Siracusa, stretta da problemi produttivi da una parte e dalla concorrenza estera dall’altra. Con la complicazione, da quasi due anni, di una pandemia che ha di fatto dimezzato i prezzi.

Interpellato da myfruit.it, a intervenire sul tema è Sebastiano Tiralongo, socio titolare di Nama Mandorle, azienda specializzata nella produzione, lavorazione e commercializzazione di prodotti a base di Mandorla d’Avola, oltre che nella distribuzione di prodotti a base di pistacchi e nocciole.

I cambiamenti climatici in atto si stanno facendo sentire anche sulla produttività della Mandorla d’Avola – spiega Tiralongo – poiché la grande maggioranza degli impianti è in asciutto, senza impianti di irrigazione. Un’estate come quella scorsa, dove oltre alla siccità si è aggiunto un caldo anomalo per un lungo periodo, ha ovviamente conseguenze anche sull’agricoltura in genere, e sulle mandorle nel nostro caso. Mandorle che coltiviamo su una superficie di circa 40 ettari. Nonostante tutto questo, per quanto ci riguarda abbiamo comunque registrato una produzione soddisfacente, ma rimane appunto la preoccupazione legata al clima”.

Quotazioni al minimo storico

L’emergenza pandemica, poi, non ha affatto giovato. “Essendo la Mandorla d’Avola legata soprattutto alla produzione di confetti – prosegue Tiralongo – le chiusure determinate dalla pandemia hanno provocato un abbassamento dei prezzi, con quotazioni che hanno toccato il minimo degli ultimi dieci anni. Ancora oggi la situazione non si è normalizzata, tanto che attualmente un chilo di mandorle d’Avola in guscio viene scambiato tra 1,5 e 1,6 euro il chilo, quando invece in periodo pre-pandemico il prezzo era arrivato anche sui 3 euro il chilo. Causa anche acquisti che vanno a rilento da parte dei trasformatori, quest’anno non faremo fatica, come comparto della Mandorla d’Avola, ad arrivare con le forniture fino al nuovo raccolto, previsto per il mese di luglio”.

C’è poi un altro aspetto che Tiralongo tiene a sottolineare. “I prezzi bassi sono normalmente un disincentivo per i produttori, perché portano con sé un rischio di diminuzione della qualità. Può infatti accadere che i produttori, avendo ricavi troppo esigui, non siano incentivati a curare bene i mandorleti, a eseguire le corrette potature e tutto ciò di cui necessitano i mandorleti”.

Frutta secca e salute, binomio vincente

Intanto, Nama Mandorle sta comunque continuando a investire nello sviluppo di proposte innovative, legate al binomio frutta secca e salute. “Nel nostro paniere – conclude Tiralongo – abbiamo inserito di recente, sia a livello di prodotti finiti sia a livello di semilavorati, una serie di paste e creme spalmabili realizzate con pochissimi ingredienti, tre al massimo, tutti di alta qualità e di origine naturale. Il nostro intento è quello di promuovere il concetto che la frutta secca è sì buona e fa bene, ma non è tutta uguale. Occorre scegliere quella di una qualità elevata e associata a pochi altri ingredienti. Per questo, ad esempio, impieghiamo un dolcificante naturale come l’agave, o associamo alla nostra crema di mandorle farina di cocco biologico e miele siciliano di alta qualità”.

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