Sabato 15 e domenica 16 settembre si svolgerà nel centro storico di Baressa, in provincia di Oristano, la tradizionale sagra dell’omonima mandorla, giunta alla sua ventisettesima edizione. La manifestazione mira a valorizzare il tessuto produttivo locale e a rafforzare la memoria della tradizione gastronomica basata sul frutto dei mandorli locali, contribuendo al rilancio di una coltura strategica per il piccolo centro e per l’intera Marmilla. Sono in programma quindi due giorni di festa per promuovere il territorio e viverlo in modo autentico fra musiche, danze, cultura e le attese degustazioni dei dolci tipici del luogo, a base naturalmente delle mandorle di Baressa.
I visitatori potranno acquistare le eccellenze agroalimentari direttamente dai produttori locali alla mostra mercato allestita nel centro storico.
La manifestazione avrà inizio sabato alle 15 e si concluderà nella serata di domenica, con un ricco programma di appuntamenti che prevede la partecipazione di maschere e gruppi folk, spettacoli musicali, visite guidate alla Casa Museo e incontri con abili artigiani locali.
Sarà un’occasione per i turisti di visitare anche un centro storico che, come pochi, conserva ancora peculiarità architettoniche tipiche delle realtà rurali dell’isola.
Nella vasta e caratteristica piazzola adiacente la Casa Museo sarà allestito un apposito spazio, completo di apposita cartellinistica esplicativa, per la rappresentazione libera, da parte dei turisti in visita alla manifestazione, delle varie fasi della mandorlicoltura (la bacchiatuta ”sa scudidura”, la raccolta ”sa boddidura”, la smallatura ”sa scroxiadura” e la sgusciatura).
La bacchiatura, compito dei contadini, veniva eseguita con lunghi bastoni di legno (”fruconis” e ”petias”); la raccolta, invece, era affidata alle massaie e ai più giovani (ragazzi e bambini) i quali gettavano i frutti raccolti dentro ” is scarteddus”, ovvero dentro in cestini realizzati con canne intrecciate.
Durante la bacchiatura e la raccolta i lavoratori, per distrarsi dalla dura fatica, intonavano canti tradizionali. Ad un certo punto battitori e raccoglitrici si concedevano una piccola pausa: consumavano il cosiddetto ”immurzu”, ovvero la colazione tradizionale costituita da pane, cipolle, olive e formaggio pecorino.
Dopo la raccolta, le massaie, sedute per terra, generalmente con le gambe incrociate, effettuavano l'operazione della smallatura utilizzando gli atavici strumenti dei nostri avi: il martello in pietra ”Su ghillitoneddu” di forma longitudinale e una pietra piatta, più grande, utilizzata come base d'appoggio.
Terminata la smallatura, le massaie e i bambini procedevano alla sgusciatura delle mandorle con gli stessi strumenti utilizzati per la smallatura.