07 giugno 2021

Mandorle: crollo della produzione nel Viterbese (-90%)

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Sergio Marcoaldi

Le gelate tardive dello scorso aprile si sono fatte particolarmente sentire anche per la coltura della mandorla nel Viterbese, dove la società agricola Copa ha avviato da alcuni anni una giovane filiera produttiva, che conta più di 80 ettari. Tuttavia, la messa a dimora di nuovi impianti andrà avanti e, in prospettiva, ci saranno ulteriori sviluppi. Myfruit.it ha interpellato Sergio Marcoaldi, agronomo della cooperativa che sta seguendo personalmente proprio la mandorla, tanto da essere stato uno dei primi a credere nella ripresa di questa coltura nel comprensorio della Maremma laziale, piantando diversi mandorli nell’appezzamento di proprietà.

“Abbiamo partecipato come Copa – spiega Marcoaldi – all'organizzazione di un convegno sul mandorlo nel dicembre del 2016 all’Università della Tuscia e, già dopo alcuni mesi, erano già stati messi a dimora i primi impianti, che risalgono quindi al 2017. Oggi abbiamo già un’ottantina di ettari, distribuiti tra una ventina di aziende agricole in gran parte del Viterbese ma anche del Grossetano, e il progetto continua. Tra settembre e ottobre, abbiamo infatti in programma la messa a dimora di nuovi impianti. Come è facile intuire, non si tratta mai di grandi estensioni, ma di un’iniziativa volta a cercare di aumentare la redditività di diverse piccole aziende agricole nostre associate. In ogni caso – prosegue Marcoaldi – ci siamo già organizzati per la lavorazione post raccolta, con un impianto di smallatura ed essiccazione, e in prospettiva stiamo pensando di introdurre anche un impianto di sgusciatura, operazione che attualmente affidiamo in conto terzi. Le gelate tardive di quest’anno, che hanno provocato danni ai nostri mandorleti nell’ordine dell’80/90%, hanno rallentato gli investimenti sul mandorlo. Dobbiamo infatti essere cauti, ma la nostra intenzione è quella di continuare con questo progetto”.

La società agricola Copa, fondata nel 1976 e da sempre molto forte nella produzione e commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli – una delle sue punte di diamante è infatti l’asparago, ma il paniere si completa con diversi altri ortaggi – sta del resto proponendo la mandorla ai propri associati anche perché va a completare l’offerta e si integra molto bene con altre colture.

Spiega ancora Marcoaldi: “La mandorla è sempre stata una pianta tradizionale anche nella nostra zona. Facilmente, una famiglia contadina ne aveva un paio di piante nel proprio appezzamento. Ora, lo sviluppo di questa coltura presenta almeno tre vantaggi: il mandorlo è una pianta poliennale, in grado di garantire redditività per 20 – 25 anni; il frutto ha una lunga conservabilità e non risente quindi della veloce deperibilità tipica degli ortaggi; la manodopera richiesta è decisamente minore rispetto agli orticoli, poiché molte operazioni possono essere meccanizzate. Tra l’altro – prosegue Marcoaldi – nel nostro territorio è già molto diffusa la coltura dell’ulivo, che come il mandorlo è una drupacea. Diverse macchine utilizzate per l’ulivo, quindi, si possono adattare anche al mandorlo”.

L’ultima valutazione è poi sui prezzi. “Le quotazioni del mandorlo – chiude Marcoaldi – continuano a essere buone. Quest’anno, per le già citate gelate, raccoglieremo quantitativi limitati e nettamente inferiori alle aspettative maturate in seguito all'ottima fioritura. C’è comunque soddisfazione a livello di prezzi perché la mandorla italiana è molto richiesta sul mercato, con un giusto riconoscimento economico. Diverso è invece il discorso per prodotti concorrenti, come può essere la mandorla spagnola, dove si applicano prezzi che per noi sarebbero insostenibili, perché troppo bassi”.

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