“La produzione italiana di mandorle è giunta a un punto di non ritorno. Migliaia di produttori siciliani, pugliesi e di altre regioni sono di fronte a un bivio: continuare a mantenere in vita gli impianti, non riuscendo a recuperare nemmeno i costi di produzione, o estirpare il frutto di decenni di lavoro, sacrifici e investimenti?”. Esordisce con queste parole, che lasciano poco spazio alle interpretazioni, il presidente dell’Associazione siciliana Frutta in Guscio e portavoce del Coordinamento nazionale Frutta in Guscio, Ignazio Vassallo.
Il Covid e la lenta ripresa post pandemia, con giacenze su giacenze che si sono accumulate (uno sbocco importante come quello dei matrimoni e più in generale delle cerimonie, infatti, per diversi mesi è rimasto completamente bloccato), sono diventati solo uno dei problemi tra i tanti. Perché a vecchie questioni se ne sono sommate di nuove. Una delle ultime sembra essere una politica di prezzo, da parte della California, sempre più improntata al ribasso.
Le cause della crisi
“Quali sono – si chiede Vassallo – le cause di questa drammatica crisi? Come per altri settori, il Covid, la guerra e l’inflazione hanno certamente contribuito a una riduzione dei consumi. Ma l’elemento determinante che sta distruggendo la nostra mandorlicoltura è rappresentato dalla vera e propria guerra commerciale che i produttori californiani stanno conducendo per distruggere l’intero settore della mandorla, non solo italiana ma anche europea”.
“L’obiettivo finale – prosegue – è dettare una politica dei prezzi in regime di monopolio mondiale. Per ottenere questo risultato, gli esportatori californiani stanno immettendo sul mercato europeo un prodotto senza storia, senza gusto e spesso ricco di pericolose aflatossine a prezzi del 50% in media più bassi del recente passato. Prezzi che gli agricoltori italiani o spagnoli non riescono a sopportare perché così non ricoprono nemmeno le spese di raccolta. Per questo la mandorlicoltura italiana sta gettando la spugna, con abbandoni, estirpazioni e non raccolta che costituiscono il quadro desolante della situazione. La globalizzazione sicuramente non va fermata, ma deve esser governata”.
L’appello alle Regioni, al Masaf e all’Europa
“Per questo – conclude Vassallo – il mondo agricolo italiano fa appello al ministero della Sovranità alimentare, all’Europa, alle Regioni interessate, alle organizzazioni di categoria, affinché siano adottati immediati provvedimenti se si vuole evitare che un intero settore economico (che è anche cultura, tradizioni, paesaggio, pasticceria di alta qualità, ecc.) scompaia definitivamente in breve tempo dalla vita italiana”.