05 aprile 2023

Mandorle in nord Italia: a breve nascerà un consorzio

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La mandorla? Potrebbe rivelarsi un’ottima soluzione per integrare o ripensare il proprio frutteto. Anche e più del nocciolo. A esserne convinto è Michele Zaniboni, agrotecnico di Romagna Impianti, che lo scorso 31 marzo, assieme a personale di Fruit Net System, ha presentato i risultati del campo sperimentale sul mandorlo che la sua azienda ha avviato dal 2020 a Imola (Bologna), per testare il comportamento di numerose varietà a queste latitudini. Nell'occasione è stata annunciata l’intenzione di creare un vero e proprio consorzio per la gestione di tutti i servizi relativi al mandorleto. “Un’iniziativa – ha precisato Zaniboni – che contiamo di realizzare entro l’estate”.

“Non chiamatelo super-intensivo”

Gli impianti proposti da Romagna Impianti si definiscono tecnicamente super intensivi, dal momento che ogni fila dista tra loro circa 3 metri e le piante sono ognuna a 1/1,20 metri di distanza. Tuttavia, Zaniboni precisa: “In genere super intensivo ha una connotazione negativa, perché rimanda a uno sfruttamento eccessivo del terreno e delle risorse. Invece, nel nostro caso significa il contrario. Grazie a questo sistema, infatti, si eliminano gli sprechi d’acqua grazie all’irrigazione a goccia e c’è estrema precisione anche nei trattamenti“.

Le varietà migliori

Dai test condotti da Romagna Impianti, emergono già importanti indicazioni per chi volesse fare mandorlicoltura in Romagna e, più in generale, in nord Italia. “Le cultivar che hanno dimostrato le performance migliori – spiega Zaniboni – sono Makako e Vialfas. A seguire, ma meno interessante, c’è Penta. Sono tutte varietà a fioritura tardiva, ciascuna con le sue peculiarità. Vialfas, ad esempio, presenta una fioritura impressionante, a piena parete, al contrario a quanto avviene con quella di Makako, che è meno distribuita. Tuttavia, Makako risulta più rustica e resistente al momento della cimatura, mentre Vialfas è più delicata sotto questo aspetto”.

Una coltura dalle ottime prospettive

Zaniboni aggiunge: “Il mandorlo può avere ottime prospettive anche al nord Italia per diverse ragioni. Innanzitutto, in Italia si produce solo dal 3 al 5% delle mandorle che si consumano. Inoltre, c’è il vantaggio che la lavorazione di questi frutteti è del tutto meccanizzata e si possono utilizzare per la raccolta le vendemmiatrici impiegate per l’uva, quindi si tratta di macchine facilmente reperibili, a differenza di quanto avviene con il nocciolo, dove occorrono più strumentazioni specifiche. Anche dal punto di vista della qualità, poi, i frutti risultano molto più ricchi di sostanze nutritive rispetto a quelli ad esempio provenienti dalla California, che vengono raccolti a terra (e non dalla pianta come avviene qui) e sono pastorizzati prima del trasporto”.

Arriverà anche una Op della mandorla?

“Contiamo di aprire un consorzio entro l’estate, con la partecipazione di Romagna Impianti, Fruit Net System (che si occuperà della consulenza agronomica, ndr) e tutte le realtà che vorranno aderire. Inizialmente lavoreremo con una Op per fare accedere i produttori interessati ai contributi Ocm per l’acquisto delle piante, ma se ci saranno i numeri faremo anche una Op dedicata alla mandorla“, conclude Michele Zaniboni.

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