Frutta a guscio ed essiccata

16 settembre 2024

Mandorle: non solo Sud, a Imola un impianto intensivo

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Cresce l'interesse per il  mandorlo al Centro Nord

Myfruit.it ha scritto delle esperienze in Piemonte, ora la coltura si sta sviluppando in Romagna con l'obiettivo di creare una rete nazionale di produttori. Venerdì scorso myfruit.it ha partecipato alla presentazione dei risultati, sia in campo che in un convegno successivo, di quattro anni di sperimentazione di un mandorleto intensivo a Imola (Bologna).

Un progetto firmato e presentato da Romagna Impianti, con la collaborazione di Fruit Net System, Phorma Mentis, i4fruit, VCR Vivai Cooperativi Rauscedo, Orizzonti, Almagra, Agromillora, Generali (agenzia Castel San Pietro Terme), Upl e Icl. L'obiettivo? Stimolare la coltura del mandorlo anche al Centro Nord. Per questo è nato il comitato italiano mandorlo moderno

Il presidente Michele Zaniboni a Imola ha presentato gli obiettivi del progetto che punta al "rilancio nazionale del settore con tecniche di coltivazione davvero sostenibili sotto l’aspetto economico e ambientale, con un forte impegno verso l’agricoltura biologica e innovativa attraverso le norme dell'agricoltura 4.0 e 5.0".

Interesse degli imprenditori agricoli 

Buona la partecipazione di operatori agricoli interessanti al progetto che hanno seguito con attenzione le spiegazioni in campo dell'agronomo Matteo Ferrari (Fruit NetSystem) poi la sua relazione al convegno sugli aspetti agronomici. 

Nel mandorleto una macchina raccoglitrice ha mostrato l'alto livello possibile di meccanizzazione offerto da questa coltura. Un impianto che posso essere gestito con minor intensità di lavoro. Naturalmente deve essere progettato per consentire il lavoro delle macchine. 

In campo Marika Bianconcini, perito tecnico agrario di Romagna Impianti, ci ha illustrato alcuni elementi. "Un progetto con quattro anni di sperimentazione con l'obiettivo di diffondere questa coltura, tipica del Sud Italia, anche nel Centro-Nord".

Fioriture tardive per sfuggire alle gelate

Come si è ripetuto anche nel convegno sono diverse le varietà piantate, ricordiamo Penta, Makako, Avijor e Vialfas, con preferenza per quest'ultima. L'attenzione è stata orientata sulla fioritura tardiva, una caratteristica essenziale per evitare i rischi legati alle gelate primaverili. 

Un pericolo che può portare alla perdita della produzione.  Su questo fronte si deve seguire la politica dei frutteti protetti - in Emilia-Romagna raggiungono il 15% e la Regione ha pubblicato un bando da 70 milioni - con dispositivi tecnologici che permettono di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.

La resa in campo

Una domanda frequente è stata quella della resa. Per chi ha seguito il progetto la prima produzione raccolta è risultata soddisfacente, con una resa di 60/80 quintali per ettaro in piena produzione. Il prodotto sgusciato vale circa un terzo quindi si oscilla tra i 20 e i 30 quintali di mandorle per ettaro.

Le dinamiche positive della frutta secca fanno pensare che il mandorlo rappresenti una valida alternativa per gli agricoltori emiliani per cui i frutteti tradizionali rappresentano sempre più una sfida imprenditoriale.  Il progetto mira anche a creare una rete di produttori.

Il convegno 

L'evento ha visto la partecipazione di Gianluca Pegoraro (referente tecnico Vcr Vivai Cooperativi Rauscedo) per gli aspetti  vivaistici; poi Marika Bianconcini (Romagna Impianti) sull'impiantistica; Riccardo Raneri (Orizzonti Srl Macchine Agricole) ha parlato di meccanizzazione; Leonardo Mariggiò (Phorma Mentis) ha fatto una panoramica su finanza agevolata, bandi e finanziamenti; Ilenio Bastoni (Terremerse) e Michele Zaniboni (presidente Cimm) hanno  presentato il Consorzio italiano mandorlo moderno.


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