06 novembre 2023

Mandorle sempre più ostaggio dei cambiamenti climatici

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La campagna 2023 è stata un vero disastro. Non solo per le mandorle, ma anche per la viticoltura e altra frutta. Del resto, i 48 gradi di temperatura che abbiamo registrato per due giorni durante l’estate scorsa, sospinti peraltro dal vento Maestrale, hanno messo in ginocchio tutte le coltivazioni della zona”. A parlare è Angelo Asoni, che dal 2008 coltiva mandorle su circa 20 ettari di terreno a Uta (Cagliari) e dal 2016 commercializza il suo prodotto con il marchio Mendula Monte Arcosu.

“Per quanto riguarda le mandorle – prosegue Asoni – il mancato raccolto ha superato una quota del 70% rispetto a una produzione nella norma. Del poco che si è salvato, poi, solo circa l’80% è di una buona qualità, perché il resto ha risentito appunto delle condizioni estreme a cui si sono trovate le piante”.

Asoni quindi riflette: “Questo è l’effetto del cambiamento climatico in atto, una realtà che sta già colpendo anche l’Italia e alla quale si pensa ancora troppo poco. Quello che è successo la scorsa estate sarà sempre meno l’eccezione e sempre più la regola. Sono già tre anni che gli olivi in certi terreni non producono più proprio per il clima che si registra durante l’estate e ora è accaduto alle mandorle. Ma gli stessi alveari hanno sofferto moltissimo, con la cera delle api che si è fusa col miele”.

“Bisognerebbe che a tutti i livelli si prendesse atto di quello che sta succedendo e che si cominciasse a fare una pianificazione di interventi per contrastare tali fenomeni – aggiunge Asoni – Per quanto mi riguarda, sto pensando di abbassare le chiome delle mie mandorle, per fare soffrire meno l’apparato radicale che deve nutrire le foglie e i frutti. Ma al di là di questo, è un dato di fatto che è in corso uno spostamento della produzione verso nord, dove le temperature sono ancora accettabili per la frutticoltura”.

Quanto ai prezzi, Asoni non è particolarmente soddisfatto anche sotto questo aspetto. Oltre alla mancanza di prodotto, denuncia infatti anche una continua tendenza ribassista da parte dei suoi referenti commerciali. La cosa che lo conforta, però, è che “c’è ancora uno zoccolo duro di clienti – conclude Angelo Asoni – che cerca e vuole la qualità”.

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