In primo piano

02 ottobre 2024

Manodopera: i giovani italiani lavorano nei campi francesi

246

Che in Italia (e non solo) manchi la manodopera nei campi è un fatto assodato. Ma una nuova tendenza si starebbe diffondendo tra i giovani studenti universitari italiani, a tutto vantaggio dell'agricoltura francese. 

Stando a quanto riportato dal Corriere del Mezzogiorno, infatti, non sarebbero pochi i giovani che decidono di partire per trovare un impiego per un tempo limitato in Francia. 

"Bastata poco più di una settimana di lavoro nei campi della Borgogna per poi chiedere (e ottenere) la disoccupazione una volta rientrati in Italia - scirve la giornalista Rosarianna Romano - Anche in questo inizio di autunno, sono centinaia i ragazzi che, dopo non troppe ore trascorse tra le vigne francesi, tornano in Italia e iniziano l’iter per ottenere la disoccupazione da rimpatrio".

Si al lavoro, no alla schiavitù 

I giovani che optano per questa scelta sono perlopiù studenti universitari che, per trovare lavoro temporaneo in territorio francese, consultano gruppi Facebook dedicati - il primo fra tutti Les saisonniers agricoles - e si scambiano informazioni tra loro.

La vita lavorativa è spartana, ma dignitosa: il più delle volte si alloggia in tenda, ci si sveglia presto perché alle sette bisogna essere già in campo. Si lavora due o tre ore, poi una pausa per la colazione e poi di nuovo nei campi fino a ora di pranzo. Si ritorna nel centro aziendale, e a disposizione dei braccianti si sono cucine per preparare i pasti. Poi si torna a lavorare fino a metà pomeriggio. 

La giornata lavorativa è di sette ore, le pause non mancano. Grazie al salario minimo la paga netta all'ora supera, seppur di poco, i 10 euro. 

Il sussidio

A essere interessante è il sussidio di cui si godrà una volta rientrati in Italia: per dieci giorni di lavoro in Francia, si percepiscono circa 580 euro al mese per sei mesi

Va precisato che la disoccupazione da rimpatrio si può chiedere soltanto una volta nella vita e prevede un lungo iter burocratico. Ma può valerne la pena.

Potrebbe interessarti anche