17 febbraio 2015

Marcello Cestaro. Il Signor “Famila” intervistato dal Il Giornale.it

58

«Apriremo altri dodici centri commerciali entro il 2016, assumendo altre ottocento persone. Il mio sogno vero è questo: portare i 7.200 dipendenti, prima o poi, a 10mila». A parlare è Marcello Cestaro, classe 1938, uno dei nomi storici della grande distribuzione italiana, costitutore con la sua società Unicomm insieme al fratello Mario di Selex, il terzo operatore del settore per quota di mercato in Italia.

Il signor “Famila” (a inizio febbraio Famila, del quale Unicomm ha il diritto di usare il marchio in Italia, ha dichiarato di aver realizzato nel 2014 un giro d’affari di 2,2 miliardi di euro, +6,9% nel settore del largo consumo confezionato) descrive se stesso e la nascita della sua attività in un’intervista rilasciata al Giornale.it, dove ripercorre le origini, a partire dall’inizio, con l’attività di grossista avviata dal padre Antonio. E poi anche l’avventura nello sport, come presidente e proprietario della maggioranza del Padova Calcio, terminata a gennaio del 2014.

Una figura che ha svariati punti in comune con altro storico personaggio della grande distribuzione italiana, vale a dire Bernardo Caprotti, patron di Esselunga. «Con Caprotti abbiamo anche collaborato, unendoci per iniziative strategiche. Ma è soprattutto un'altra la storia che ci accomuna» risponde al giornalista Cristiano Gatti: La Coop. O meglio l’ossessione Coop. «Se la Coop decide di aprire un ipermercato a Bologna o a Reggio Emilia, ci mette un niente». Loro, invece, 22 anni per aprire un punto vendita a Bassano del Grappa. Non ha mai licenziato nessuno – «Quelli che rubavano. Solo quelli» e ora ha deciso di reinvestire in Italia i 200 milioni di euro guadagnati dalla vendita a un fondo inglese (Orion) di alcuni immobili. «Potremmo metterceli in tasca e spenderli al casinò, oppure andare a vivere di rendita in qualche isola tranquilla e soleggiata…». Invece? «Invece non se ne parla neppure».

Per leggere il testo completo dell’intervista clicca qui

Crediti foto: giornale.it

Potrebbe interessarti anche