Il progetto delle mele Samboa procede a passo spedito rispettando step by step il percorso di valorizzazione che lo contraddistingue da sempre. Intanto, non parliamo di una varietà club, ma di un brand ombrello (Samboa appunto), in grado di garantire mele di elevata qualità per 12 mesi l’anno, da agosto a agosto. Una produzione standard, dunque.
Nello specifico, tre varietà (la precoce Luiza, la mediana Venice e la tardiva Isadora) che costituiscono il nuovo segmento extradolce (il 60% del mercato delle mele oggi), capace di performare anche in nord Europa. Con il plus di spiccate caratteristiche di croccantezza e succosità.
Tra poche settimane, a novembre, iniziano le vendite di Luiza, la prima ad essere raccolta, con volumi ancora ridotti (quest'anno sono attese 400 tonnellate complessive per le tre varietà, ndr) in attesa di un 2023 vero e proprio inizio della commercializzazione ufficiale con almeno 1.200/1.300 tonnellate a disposizione. Il progetto, comunque, prevede di arrivare qui in Italia a quota 200 ettari entro il 2024, e a 4.000 ettari a livello mondiale. In quest'ottica, proprio in questi giorni si sono tenuti i primi incontri per la costituzione del global network con aziende provenienti da Usa, Australia, Nuova Zelanda Sudafrica e altri ancora.
“Stiamo ancora valutando le modalità di vendita – dice a myfruit.it Marco Rivoira, Ceo dell’omonimo gruppo piemontese – i quantitativi ridotti di questi primi anni potrebbero giustificare anche una vendita in esclusiva per le insegne della Gdo nostre storiche clienti in Italia e nord Europa. Ma valuteremo le strategie di vendita più avanti”.
Certificate “Ripe on tree”
Un’altra peculiarità del brand Samboa si legge nel pack: “Ripe on tree”, vale a dire maturata in pianta. Una garanzia – certificata Bureau Veritas – che le mele sono staccate al top della maturazione, quando sono raggiunte le massime caratteristiche qualitative dei frutti. Frutti che, peraltro, possiedono caratteristiche fuori del comune per quanto riguarda la durata sulla pianta: “Anche tre settimane dopo il periodo ottimale della raccolta, non perdono mai la qualità”, spiega Rivoira.
E fin qui l’innovazione varietale. Per chiudere il cerchio sull’offerta Rivoira è d’obbligo un accenno alla innovazione tecnologica su cui il gruppo piemontese investe da anni: dal campo (vedi le ultime sperimentazioni con i droni) fino alla conservazione (nel magazzino di ultima generazione targato 2016 e ulteriormente rinnovato nel 2021): l’automazione regna sovrana, ma anche la sostenibilità.
E sostenibilità sia
Il Gruppo Rivoira lavora già da tempo in condizioni di rispetto dell'ambiente e delle risorse: il 50% della energia elettrica impiegata, infatti, è autoprodotta grazie a pannelli solari e impianto di cogenerazione, mentre il consumo idrico è ridotto del 35%. “L'obiettivo – conclude Marco Rivoira – è diventare presto carbon neutral“.