Per dirla con un eufemismo, il 2021 del Marrone di San Zeno Dop, eccellenza dell’unione montana del Baldo-Garda, in Veneto, non era stata proprio una buona annata. Alle condizioni meteo avverse (grandine), infatti, si erano aggiunte le incursioni della fauna selvatica (nello specifico cinghiali), che avevano provocato vere e proprie devastazioni. In molti casi, come quello di Simone Campagnari, presidente del Consorzio per la tutela del Marrone di San Zeno Dop, gli agricoltori non avevano raccolto nulla.
Quest’anno, le cose sono cambiate. A spiegare perché, con una certa soddisfazione, è lo stesso Campagnari, che rileva: “Registriamo finalmente una buonissima annata, sia per quantità sia per qualità. I frutti, infatti, si sono presentati al momento della raccolta anche sani e vigorosi, con buoni calibri e un ottimo sapore. Determinante è stata la pioggia di inizio agosto, che ha permesso alle piante di dare il massimo. Ma molto importante è stato anche il grande lavoro fatto recentemente con l’installazione di sistemi di difesa passiva (in particolare reti elettrificate), per tutelarci dalla fauna selvatica”.
In controtendenza rispetto a numerosi castanicoltori di tutta la Penisola, c’è soddisfazione anche per i prezzi. “Siamo riusciti – continua Campagnari – a vendere tra l’80 e il 90% del prodotto certificato durante i quattro fine settimana in paese dedicati al Marrone di San Zeno Dop, con prezzi tra i 5,50 e i 7,50 euro il chilo. Pertanto, sono contenti sia i produttori sia i consumatori”.
Per questa eccellenza castanicola, ci sono comunque ancora ampi margini di miglioramento. Campagnari infatti conclude: “Oggi la superficie certificata è di circa 100 ettari, ma le potenzialità sono di gran lunga maggiori, perchè ancora tanti castagneti sono abbandonati a se stessi. Il lavoro da fare, anche in prospettiva futura, non manca”.