Non è un gran momento per una delle colture più importanti della Valtellina, vale a dire per la melicoltura. Ieri sulle pagine lombarde del Corriere della Sera si parla di Melavì, il brand che unisce tre storiche cooperative della zona e che identifica la maggior parte della produzione di mele Igp della valle. Gli alberi si ammalano e dopo 36/48 mesi muoiono. Il motivo, per ora, non si conosce, anche se l’Istituto di Ricerca della Fondazione Fojanini di Sondrio sta cercando di studiare a fondo la questione. Ovviamente c’è pressione affinché si trovi in tempi stretti la soluzione, dopo che già le ultime due annate erano state avare a livello produttivo a causa delle forti grandinate. Tra le probabili cause, forse, una sorta di effetto di rigetto da parte dei terreni per colpa del troppo stress: in zona, infatti, negli ultimi 20 anni si è passati da 2000 alberi a ettaro agli attuali 3000 di media. Ma è ancora tutto da verificare.
A questo problema, si aggiunge anche la polemica tra Melavì e la Coldiretti provinciale. Uno studio di quest’ultima, condotto insieme alla Camera di Commercio locale, dona una fotografia abbastanza negativa del comparto: 20% di raccolto in meno, pari a 60mila quintali sui 300mila di media prodotti ogni anno, aziende in crisi, vendite che frenano, costi che lievitano e, dulcis in fundo, il mancato cambio generazionale. Melavì contesta i dati e accusa la Coldiretti di voler dividere i produttori. Quest’ultima, invece, critica le logiche commerciali della Cooperativa che, a suo parere, vende solo alla grande distribuzione non facendo l’interesse degli agricoltori.