Mele cinesi, l'Ambasciata le difende
E' scesa direttamente in campo l'Ambasciata cinese in Italia per difendere le mele Fuji del paese dei draghi dalle accuse di insalubrità e concorrenza sleale lanciate su cinque intere pagine di Repubblica uscite durante il mese di giugno. L'Ambasciata, in una nota pubblicata dallo stesso quotidiano il 30 luglio scorso, precisa tra l'altro che i frutteti dalle quali provengono le Fuji sono tutti certificati EurepGap e che le produzioni di mele cinesi ed europee non possono essere paragonate tra loro, in particolare per il notevole grado zuccherino delle prime rispetto alle seconde. A dare man forte alla Ambasciata è intervenuta nello stesso articolo la Amatrade di Milano che, tramite il direttore commerciale Simon de Carli, ha insistito sull'argomento certificazione, affermando che “Ogni singola mela è garantita dal marchio Eurepgap” e criticando l'”inutile allarmismo” sulle importazioni dalla Cina.
L'Inchiesta di Repubblica era iniziata con l'articolo di apertura dell'inserto domenicale del 12 giugno scorso (“La mela cinese. Non solo tessuti e scarpe, l'ultima invasione è quella della frutta e della verdura”). Sempre sullo stesso quotidiano, il giorno successivo Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti, aveva espresso timori e dubbi sui residui di pesticidi, mentre il direttore del consorzio VOG Gerhard Dichgans, nell'ambito di una articolata analisi, esprimeva una valutazione tutto sommato ottimistica per l'Europa, prevedendo che i cinesi faticheranno ancora a rinnovare i frutteti e a produrre alta qualità. Dichgans auspicava anche un apprezzamento della moneta cinese, cosa che si è poi verificata pochi giorni fa.