Innovazioni, tecnologie e packaging

12 giugno 2024

Mele del futuro: visita al meleto che resiste al clima

105

Un frutteto che diventa laboratorio di ricerca per affrontare e mitigare le conseguenze negative dei cambiamenti climatici. E’ il sogno di Dream, ovvero Diversified orchards for resilient and sustainable mediterranean farming systems. Il progetto europeo del programma Prima (Partnership for research and innovation in the mediterranean area) sotto la regia dell’Università di Bologna.

Limitare i danni da clima e migliorare la qualità della frutta

Brunella Morandi, professoressa al Dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna e coordinatrice del progetto, sintetizza l’obiettivo: “Vogliamo dare vita a una nuova tipologia di frutteto, con varietà diverse e scalari, che fioriscono e maturano in diversi momenti della stagione, così che, nel caso in cui il clima sorprenda con gelate tardive, ondate di calore o stress idrici eccessivi, il danno sia limitato solo alle piante che si trovano nella fase più sensibile”.

Brunella Morandi

Verso la riduzione del danno, ma anche miglioramento della resilienza e della qualità della frutta: “Un sistema frutteto alternativo per la produzione di frutta di elevata qualità, migliorando la resilienza, la biodiversità funzionale e la sostenibilità ambientale ed economica delle piccole aziende”. In questo caso al centro del programma di ricerca ci sono le mele. Si stanno coltivando nel centro didattico sperimentale universitario di Cadriano, a Granarolo, pochi passi da Bologna, che myfruit.it ha visitato con Brunella Morandi.

Le nove varietà in osservazione

Il meleto come si vede nelle foto è un frutteto protetto, la Regione Emilia Romagna sta investendo decine di milioni su questo tema, dotato di teli protettivi che permettono di ridurre gli effetti negativi del clima. Come sottolinea Morandi si tratta di una “configurazione standard con un costo dai 45 ai 55mila euro, in alcuni casi si arriva anche ad investimenti di 100mila euro”. Parliamo di un investimento per tutto il frutteto.

Vediamo il progetto più nel dettaglio: “Sono state piantate nove cultivar di melo, 13 specie erbaceee nell’interfila e si applica il deficit idrico per rendere più resilienti alla siccità le piante. Tra le varietà messe a dimora, quasi tutte resistenti a ticchiolatura, alcune provengono dai programmi di miglioramento genetico dell’Università di Bologna e del Civ, altre sono varietà tradizionali, rustiche con tolleranze ad alcuni stress biotici“.

La funzione delle cover crops

La particolarità che salta subito agli occhi nella visita al meleto è l’abbondante presenza di erbacee nell’interfila: le cover crops. La loro funzione? “Favoriscono la presenza di impollinatori e insetti utili. Le fioriture delle diverse varietà sono scalari e così come le fioriture delle cover crops”.

Oltre a questo aspetto il frutteto Dream viene gestito con degli approcci di deficit idrico-controllato. Cosa vuol dire? “Gestiremo l’acqua in maniera efficiente, cercando di ridurre l’irrigazione in certi periodi fenologici quando, probabilmente, la mela ne risente di meno e questo può portare all’aumento nel contenuto in sostanza secca e di sostanze nutraceutiche con proprietà antiossidanti all’interno del frutto”.

La conseguenza? “Aumentare le caratteristiche qualitative intrinseche del frutto. Un prodotto di valore nutraceutico superiore che permetta in futuro di ottenere una maggiore remunerazione per l’azienda agricola, su mercati di nicchia in cui venga riconosciuta la qualità intrinseca del frutto”.

Rendere resilienti i frutteti

“Il progetto coinvolge – spiega Morandi – anche i paesi del nord Africa. Si pensa a un sistema adatto anche alle piccole aziende a conduzione familiare. Tuttavia, pensiamo che questo modello possa contribuire, considerando singolarmente i diversi fattori studiati, anche alla nostra realtà locale. Al di là della consociazione di diverse varietà infatti che, in sistemi super-intensivi, può ridurre l’efficienza della manodopera, l’utilizzo delle cover crops nell’interfila, così come l’adozione di approcci di irrigazione razionali rappresentano strumenti importanti per la resilienza dei nostri sistemi frutticoli”.

Per il buon esito è necessario: “Capire come gestire al meglio l’interfila che può diventare un valore aggiunto. Capire, poi, quali sono le varietà che possono offrire maggior valore e, anche, come gestire l’acqua in maniera più efficiente”.

Un frutteto smart

Si parla tanto di frutteto smart, elettrico, digitale con l’utilizzo di dispositivi intelligenti, sensori e robot. Sperimentati proprio a Cadriano grazie al Frutteto intelligente S3O — Smart specialized sustainable orchard realizzato con un progetto interdisciplinare dell’Alma Mater, finanziato con fondi europei e guidato da Luca Corelli Grappadelli.

Brunella Morandi sul tema sottolinea: “Il frutteto Dream, nonostante abbia una interfila coperta con cover crops, si presta comunque alla meccanizzazione perché i mezzi riescono a passare all’interno della fila. Si coniugherebbe molto bene con sistemi digitalizzati e macchine che possano entrare in maniera autonoma nel frutteto e gestire eventuali trattamenti, anche in maniera differenziata a seconda delle cultivar”.

Potrebbe interessarti anche