10 marzo 2022

Mele: tra flussi rallentati e costi crescenti

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Si è tenuta lo scoro martedì 8 marzo l'abituale riunione del Comitato marketing di Assomela che ha avuto modo di valutare le dinamiche di mercato e a gli elementi che lo stanno fortemente condizionando.

All’incontro ha partecipato anche Philippe Binard, segretario generale di Freshfel, che ha inquadrato la attuale situazione del sistema ortofrutticolo e melicolo europeo tra aumento dei costi, embargo, difficoltà logistiche e guerra in Ucraina, descrivendo le iniziative che l’associazione sta sostenendo e monitorando presso le istituzioni europee. Sono state inoltre analizzate le previsioni di produzione e di export dell’emisfero sud pubblicate da Wapa la scorsa settimana.

Per quanto riguarda il mercato, le vendite nel mese di febbraio hanno fatto segnare un andamento in linea con le stagioni precedenti, con 191mila tonnellate decumulate. Le giacenze al primo febbraio di mele da tavola si riducono a quota 827.458 tonnellate, leggermente superiori alla media degli anni precedenti.

Le mele di seconda categoria appesantiscono il mercato

Il mercato è certamente appesantito, in modo particolare per le mele di seconda categoria e quelle di minor calibro, problema trasversale alla maggior parte delle varietà. A livello di cultivar, le vendite di Golden Delicious in febbraio superano quelle del mese precedente e si assestano a quota 59mila tonnellate. Complice la produzione ridotta, le giacenze di Red Delicious raggiungono le 76mila tonnellate grazie anche alla buona ricettività del mercato indiano. 

Le vendite di Gala, con una produzione record nel 2021, seguono i piani di decumulo, e si prospetta una conclusione della campagna equilibrata per il mese di aprile.

Sono 40mila le tonnellate in giacenza della varietà Granny Smith, mentre le vendite di Fuji in febbraio a 15.600 sono leggermente inferiori alla media degli anni precedenti.

Come già sottolineato lo scorso mese, il mercato procede meglio internamente e in Ue piuttosto che Oltremare, persistendo i noti problemi di reperimento dei container ed in generale a causa dei costi crescenti di logistica. Dopo l’embargo bielorusso che ha complicato i flussi dai paesi dell’est, la richiesta di lettera di credito per i pagamenti in Egitto – fattore che rallenta certamente le transazioni – ora la guerra in Ucraina aumenta ancora di più costi di energia e materie prime, ponendo ulteriormente sotto pressione il settore e certamente la futura remunerazione dei produttori.

Le previsioni dell'emisfero sud

Per quanto riguarda le previsioni dell’emisfero sud, ci si aspetta una produzione inferiore del 7% rispetto allo scorso anno, a 4 milioni e 864mila tonnellate, con una perdita di produzione importante in Brasile (-30%) e Argentina (-11%).  I problemi di costi crescenti e difficoltà alla logistica affliggono anche questi paesi e stanno già limitando la capacità degli operatori di esportare nell’emisfero nord. Inoltre, almeno al momento, non sembra possibile che la merce destinata al mercato russo possa facilmente raggiungere l’Europa considerate la varietà e la qualità del prodotto, non adatte alla richiesta dei consumatori europei.

In relazione alla questione costi, secondo le rilevazioni di Freshfel che ha condotto alcuni studi coinvolgendo i propri soci e università di rilevo, i costi per i prodotti fitosanitari sono aumentati del 20-30%, quelli dei pallet del 100%, degli imballaggi in legno del 50%, di quelli in plastica del 20-30%, di quelli in cartone del 40 per cento. A questo vanno aggiunti i costi dell’energia, che è aumentata del 200% tra il 2019 ed il 2021 e del gas che nello stesso arco di tempo è cresciuto di quattro volte, impattano fortemente su un settore come quello melicolo che si affida alla frigoconservazione o sulla trasformazione del prodotto. A questi fattori si aggiunge l’impatto dei fattori di produzione aziendale, come i fertilizzanti con costi aumentati tra l'80 e il 100%, o le assicurazioni, che impattano direttamente sulle aziende agricole.

I costi aggiuntivi vanno spalmati

È evidente come questi costi non possano essere interamente assorbiti dai produttori, primo anello della catena di approvvigionamento, ma, al netto di necessari ed urgenti interventi di calmieramento di natura pubblica, vadano distribuiti lungo tutta la supply chain. Per questo è utile e necessario un coordinamento con tutti gli operatori a livello nazionale per valutare al meglio l’impatto di quanto sta accadendo al settore e proporre soluzioni concrete per attutirne gli effetti.

Alla luce di queste dinamiche, si auspica anche una immediata revisione delle strategie legate al Green Deal, che con i dubbi ormai più volte emersi potrebbe rivelarsi un ulteriore fattore in grado di limitare la competitività del sistema produttivo.

Fonte: Assomela

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