17 marzo 2014

Melinda. Nel futuro anche i piccoli frutti e voglia di aggregazione

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Il Corriere Economia ha dedicato ieri un ampio servizio a Melinda, il noto marchio che identifica la produzione delle mele della Val di Non. Tra i commenti quelli di Michele Odorizzi, presidente del Consorzio, e Luca Granata, direttore generale. Emerge un quadro in piena salute della cooperativa trentina nata nel 1989: 282 milioni di fatturato nel 2013, export in più di 50 paesi nel mondo (pari a circa il 30%), 1200 dipendenti, 80% dei quali donne. «Dire che abbiamo salvato l’economia della regione è esagerato – ha commentato Odorizzi – però il nostro contributo è fondamentale, la nostra produzione di mele rappresenta il 60% di quella di tutto il Trentino e il 15% di quella italiana».

Un’azienda che guarda al futuro con nuovi progetti, a partire dallo studio di nuove varietà alla diversificazione anche nei prodotti trasformati e confezionati (mousse, barrette) passando per la partnership con altre organizzazione dell’Alto Adige per lanciare nella Gdo succhi di mela e snack in busta a marchio Leni’s. Vi è inoltre un investimento da circa 100 milioni per incrementare la capacità di stoccaggio (nel 2018 si prevede di passare da 340mila tonnellate a 400mila) attraverso il Dynamic Controlled Atmosphere, una nuova soluzione in gradi contenere i consumi energetici.

Infine la conferma, come ci aveva confermato a Berlino lo stesso Luca Granata, dell’ingresso già a partire da quest’anno di Melinda nel mercato delle ciliegie tardive, ma non solo: anche fragole e piccoli frutti in generale con un marchio che è ancora in fase di studio. L’auspicio finale di Luca Granata, infine, è quello di un accordo con altre organizzazioni per creare un unico campione nazionale. « Melinda nel mondo costituisce solo lo 0,2% della produzione che per giunta, è globalmente in disavanzo. Questo significa che se da un giorno all’altro dovesse scomparire, nessuno se ne accorgerebbe. Sarebbe auspicabile fare un ulteriore passo avanti dando vita a un unico soggetto che comprenda le quattro aziende produttrici più importanti, per poi allargarsi verso il mondo».

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