«Stiamo pagando il vuoto produttivo determinato dalle complicazioni vissute dalla produzione di angurie e meloni». Ha esordito così Germano Fabiani, Responsabile del reparto frutta di Coop Italia. Le complicazioni a cui si riferisce sono naturalmente quelle legate all'andamento climatico del mese di maggio, andamento che ha pregiudicato le fasi fenologiche delle produzioni e che pertanto ha creato una penuria di prodotto. Nel frattempo, dalla prima settimana di giugno è arrivato il caldo estivo, il che ha spostato rapidamente i consumi: dalla frutta tardo-primaverile – dunque mele e arance – il consumatore ha chiesto frutta estiva, generando così uno squilibrio tra domanda e offerta. Tale squilibrio ha avuto ricadute anche sul prezzo: “I prezzi sono sostenuti come mai prima – ha ricordato Fabiani -. Ma, al volgere di luglio, lo scenario dovrebbe assestarsi, perché il prodotto sarà finalmente disponibile e, di conseguenza, i prezzi si abbasseranno”. In ogni caso, come ha fatto notare Fabiani, gli attuali prezzi alti, se da un lato penalizzano il consumatore finale, dall'altro tonificano l'effetto valoriale della categoria dei produttori: «Economicamente parlando – ha precisato – cresce, a beneficio dei produttori, il valore della produzione».
Il vuoto produttivo di questi giorni, comunque, non dovrebbe compromettere la stagione in toto: «Abbiamo perso le vendite a cavallo di maggio-giugno – ha puntualizzato Fabiani – ma, anche considerando l'andamento dello scorso anno, quando ci fu una primavera persa per il consumo del melone, e considerando le temperature calde di questi giorni, pensiamo a un recupero dei consumi pro-capite».
Entrando nel merito delle singole produzioni, il manager ha spiegato: «Trattandosi di un frutto dissetante, il consumo di anguria cresce con l'innalzarsi delle temperature: potremmo definirlo un consumo anche da bar. Mentre il consumo culinario del melone è ancora fortemente abbinato ai pasti e pertanto, un melone non soddisfacente dal punto di vista qualitativo, compromette la riuscita di un menu. In altre parole, il prodotto deve sempre soddisfare il palato». Il che significa che, nei desiderata dei consumatori, è sempre l'aspetto organolettico a prevalere, nonostante oggi vi siano a disposizione nuove pezzature, nuove varietà, nuove modalità di consumo di melone e frutta.
«Nella categoria delle angurie – ha infatti proseguito Fabiani – oggi sono tre le categorie a cui riferirsi: la tradizionale striata, la baby anguria e l'anguria midi nera, ossia quella a buccia verde scuro. Dunque varietà che esprimono anche una facilità di accesso, una comodità di acquisto, perché parliamo di frutti di 4-6 chilogrammi. Ma anche in questo caso, il frutto deve mantenere la promessa: le caratteristiche organolettiche devono essere elevate».
Fabiani conferma anche la crescita del consumo dei prodotti ad alto valore di servizi: «Per l'anguria è molto richiesta la fetta, la mezza anguria, il cubettato nel bicchiere, mentre per il melone cresce la diversificazione: oggi non si lavora più con una sola varietà, ma esistono le insalate mono-porzione con più meloni, il gialletto, il verde, l'arancione retato. E' vero che si parla di difesa del potere di acquisto, ma poi nel paniere dei consumi a crescere sono i prodotti ad alto valore di servizio». La striata, va precisato, è ancora la parte dominante delle vendite, ma sta soffrendo l'aggressione di un prodotto più congeniale come taglia e che qualitativamente non ha nulla da invidiare, anzi: il seme bianco appena abbozzato, di consistenza quasi erbacea, disturba meno il consumo.
Tornando sui meloni, secondo Fabiani distributori e produttori dovrebbero prestare maggiore attenzione alla diversificazione di prodotto. Per esempio, il melone verde (polpa bianca, buccia verde) dovrebbe essere maggiormente promosso, il consumatore lo conosce ancora poco. «Interessante è invece la crescita del melone a polpa arancione e buccia liscia – ha chiosato il manager -. Nonostante il prezzo più alto rispetto al classico retato, i consumi continuano a crescere». Perché? chiediamo. «Perché siamo sempre lì: è un prodotto molto buono e pertanto il consumatore lo acquista».