13 luglio 2020

Meloni, Pretto da Mirandola: “Più che gli stagionali, mancano i turisti”

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Il prezzo dei meloni troppo altalenante e la desertificazione turistica hanno fatto calare l'attività, in caduta anche la produzione e nei campi invece di lavorare in 86 quest’anno sono 30 in meno. All’azienda Adriano Pretto a Gavello di Mirandola, in provincia di Modena ma a un passo dal Mantovano, la buona terra dei meloni, puntano il dito sul calo dei consumi turistici e pure sul clima: “Noi vendiamo bene meloni e angurie quando fa caldo, quando la gente mangia con soddisfazione il cocomero”.

La qualità salva Pretto: “Mi sono fatto un nome e lavoro su una terra vocata”

Pretto

Azienda Pretto Mirandola

Il titolare dell’azienda non ha dubbi: “Hanno pure respinto gli americani, invece bisogna farli entrare così come i russi perché sono loro che spendono. In Italia mancano milioni di turisti e questo provoca una gravissima conseguenza anche sul bilancio dell'ortofrutta”. E' l'analisi, ma pure lo sfogo,  dell’imprenditore agricolo che gestisce 120 ettari dedicati ai meloni e oltre una decina alle angurie, mentre l'estensione complessiva supera gli 800 compresi 30 ettari di serre.

Pretto si lamenta, ma riesce a stare sul mercato: “Oggi devo andare ad Arezzo a portare una decina di tonnellate di angurie. Ho un buon prodotto e quest’anno, invece, ci sono tanti che le hanno spaccate dentro. Mi difendo bene grazie alla qualità dei miei terreni. E’ questo il mio punto di forza, qui i meloni vengono bene come le ciliegie a Vignola, le mele in Trentino, le pere nella nostra Bassa. Io poi mi sono fatto un nome che dà delle garanzie sul mercato. E, comunque, riesco a vendere perché la quantità non è tantissima”.

L'altalena: “Con i meloni siamo passati da 2,80 a 0,50, serve un prezzo medio”

Sull’anguria non ha dubbi: “Io faccio la Top Gun, sono legato a questa varietà che sebbene antica la ritengo superiore alle altre come qualità e colore. Ho anche fatto delle prove, ma preferisco questa”. Il melone è andato bene all’inizio: “Il prezzo è volato a 2,80 euro, anche troppo perché poi in tanti non lo comprano, e poi è caduto verso i 0,50 ed è difficile in questo caso coprire le spese di produzione. Sarebbe necessario un prezzo medio ovvero 1 euro in campo e a partire da 1,20 in serra”. Problema degli stagionali? “La gran parte dei collaboratori è extracomunitaria, qualcuno con gli anni ha preso casa qui vicino. Ma i temi di questa stagione sono il meteo e il turismo”.

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