18 luglio 2014

Meloni. Un mercato oramai globalizzato

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L’Italia è un grande produttore, e al tempo stesso consumatore, di meloni, quindi con una grande tradizione, ma anche in questo settore la globalizzazione sta cambiando lo scenario complessivo, con nuove regole e nuovi comportamenti. «L’Italia è diventato anche un grande importatore di meloni» ci conferma Andrea Campus, Crop Business Developer Fruity di Enza Zaden, una delle primarie compagnie impegnate nella selezione di nuove varietà orticole. Una realtà che lavora con due programmi di ricerca sulle nuove varietà in Provenza – anche in Italia ha due centri di ricerca a Tarquinia e in Sicilia – e che sviluppa la sua attività commerciale in tutta Italia.

Globalizzazione, dunque, che nel caso dei meloni, si traduce nella possibilità di trovare prodotti di provenienza estera sul mercato. E se in passato potevamo acquistarli soprattutto durante il periodo natalizio, adesso già da marzo sono presenti in quantità apprezzabili. «Si tratta, principalmente, di meloni tipo “shipper” provenienti da altri continenti. In costante aumento sono anche le tipologie “Amarillo” di principale provenienza brasiliana durante tutto il periodo autunnale e invernale – conferma Campus -. Costa Rica e Honduras sono altri due Paesi che esportano meloni e a prezzi decisamente bassi e competitivi, ma anche il Marocco, per esempio, tra aprile e maggio». Nonostante la diversità del calendario di commercializzazione, secondo Campus, questi prodotti fanno comunque andare in sofferenza anche le produzioni nostrane. «Sì, le soffriamo, perché tutta questa offerta di prodotti precoci fa sì che poi i nostri meloni stagionali arrivino in una situazione di mercato diciamo già “stanca”».

Ma la concorrenza dal punto di vista dei prezzi, come quelli costaricani per esempio, satura anche i mercati esteri dove noi esportiamo i nostri prodotti. «I meloni del Centro America, retati con o senza linee di sutura, sono presenti sui mercati con grandi disponibilità dal punto di vista quantitativo, e hanno aumentato sensibilmente la loro conservabilità, anche se hanno polpe spesso troppo dure. Essendo raccolti non troppo maturi per ovvi motivi di “trasportabilità” anche la dolcezza ed il gusto spesso ne risentono sensibilmente».

Fonte foto: milano.repubblica.it

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