Per Opera, principale polo aggregativo delle pere italiane, il 23% del prodotto viene venduto attraverso i mercati all’ingrosso, nel caso di Vog, uno degli attori di primo piano della nostra melicoltura, questo canale veicola il 63,5% delle vendite sul mercato interno. Insomma, numeri non certo così trascurabili, eppure ci sono molti aspetti che devono cambiare.
A Bolzano, durante l’intensa giornata organizzata dall’Associazione Nazionale dei Direttori dei Mercati all’ingrosso (ANDMI), non sono mancati interventi da parte di produttori, ingrossi e grande distribuzione per fornire punti di vista anche da chi usufruisce di queste strutture, un tempo protagoniste della vendita e distribuzione dell’ortofrutta italiana e che invece oggi stanno vivendo una fase di transizione decisiva.
Valentino Di Pisa (Fedagromercati). “Serve un cambio di mentalità”
“Tutti mercati hanno perso, pochi hanno guadagnato. Questo non significa che non sono più utili, ma che hanno bisogno di evolversi”. Nel suo intervento a Bolzano, Valentino di Pisa, segretario Generale di Fedagromercati – Confcommercio, ha portato il punto di vista di una federazione che rappresenta circa 450 operatori grossisti ortofrutticoli che operano all’interno dei centri agroalimentari, movimentano 11 milioni di tonnellate e fatturano circa 12 miliardi di euro.
“Non siamo in linea con le esigenze del nuovo consumatore. Siamo ancora abituati a vendere il prodotto come facevamo una volta, a chi passa e ci chiede la quotazione, questo non può più essere il futuro dei Mercati”. Di Pisa non ha nascosto nel suo intervento le difficoltà, anche culturali, di un segmento economico del nostro paese come quello degli ingrossi che però, gioco-forza, deve per forza cambiare a breve approccio e mentalità per poter ricominciare a diventare competitivo. “Vorrei cambiare le abitudini ancestrali che abbiamo. Non possiamo più alzarci alle due di notte: dobbiamo cambiare orari e abitudini rivolgendoci ad una clientela differente”. E ancora: “L’ortofrutta fresca cala, ma il consumo di IV gamma e fuori casa aumenta: è cambiata l’utenza verso la quale dobbiamo rivolgerci. Non solo fruttivendoli, ma anche altri attori”.
Non sono pochi i temi che Valentino di Pisa metto sul piatto del cambiamento: dal problema del cambio generazionale da gestire a quello politico: “Il nostro sistema, oltre al fatto che non lo conoscono i cittadini, non è conosciuto neanche dalla politica”. L’ultimo piano mercati in effetti risale al 1996 ma “veri centri agroalimentari non ci sono, ad eccezione un po’ di quello di Roma che si sta espandendo e che è anche l'unico in Italia che ha cambiato l’orario aprendo alle 9 del mattino come gli spagnoli e non a caso aumentano i consumi e anche la merce in transito”.
Luca Granata (Opera): “Basta pessimismo, siate più uniti e specializzati”
Opera, come ha ricordato il suo general manager Luca Granata, rappresenta il 25/27% della produzione delle pere italiane ed ha un rapporto intenso con i mercati agroalimentari del nostro paese essendo presente in 88 strutture e servendo 380 grossisti. Un canale importante ma, che secondo il manager di Opera, ha delle criticità da superare.
A partire dalla riduzione tendenziale dei volumi gestiti dai Mercati, dall’interesse limitato per le innovazioni di prodotto e poi per la presenza di un pessimismo diffuso che certo non agevola idee innovative e politiche di cambiamento. Caratteristiche che certo non mancano all’ex manager di Melinda oggi in forza al polo delle pere più importante in Italia.
“Bisogna cooperare tra mercati, avete un potenziale inespresso e lo state lasciando evaporare” ha affermato Granata nell’illustrare alcuni punti da prendere in considerazione. “Ci vuole più specializzazione, non si può fare tutto”, quindi ci vuole più innovazione: “il fresh-cut potreste ad esempio farlo molto bene. E poi perché non provare ad aprire una linea di franchising di fruttivendoli in giro per le città?”.
Nella sua sintetica ma incisiva relazione Granata ha lanciato più di un consiglio, con una provocazione finale. “Cambiate nome! Inventatevi un acronimo, ad esempio “D.O.S., Distribuzione ortofrutticola specializzata” e abbandonate “Normal Trade”, che non è bello”. Insomma, come diceva qualcuno, “le parole sono importanti” e quindi il riposizionamento deve partire anche da qui.
Gerhard Dichgans (VOG): “Il progetto Maestri della Frutta ha dato professionalità agli ingrossi”
Che il mercato tradizionale, servito attraverso gli ingrossi che lavorano nei Mercati all’ingrosso, sia importante per VOG, lo ha mostrato chiaramente il direttore Gerhard Dichgans nella sua presentazione: circa due terzi delle 150mila tonnellate destinate al mercato italiano transitano da qui.
Non a caso nel 2013 Vog, insieme a Dole e Valfrutta, lanciò il progetto Mestri della Frutta che tuttora procede e intende valorizzare il lavoro di questo canale strategico per le mele altoatesine del Consorzio con sede a Terlano. “La Fuji la lanciammo con i grossisti e poi l’ha scoperta anche la Gdo. Il grossista, attraverso il contatto diretto con il fruttivendolo, sa subito come sta andando un prodotto e rappresenta per noi una grande chance per profilarsi nella competizione con il retail moderno” ha spiegato Dichgans. E non a caso i grossisti sono estremamente positivi verso questi progetti che donano loro professionalità e valore. Un consiglio per gli ingrossi italiani? Il manager di Vog guarda alla Spagna dove Merlene è il brand di riferimento nel mondo delle mele. “Specializzarsi e trovare altri canali è fondamentale. La Spagna ha già alle spalle l’assestamento delle aziende minori ma più organizzate e questo è un vantaggio. Inoltre sono più ottimisti e hanno più visione verso il futuro”.
Germano Fabiani (Coop): “Difficile tornare a collaborare come un tempo”
Curioso vedere in un consesso del genere anche un esponente della grande distribuzione, forse il principale nemico dei Mercati all’ingrosso, o comunque, un vecchio partner con il quale il divorzio si è ormai consumato da tempo e nei confronti del quale non sembra che possa avvenire, almeno nel breve periodo, un riavvicinamento.
Il compito di rappresentare la distribuzione moderna è spettato a Germano Fabiani, responsabile del reparto frutta del primo operatore del settore in Italia, vale a dire Coop Italia. Interessante il suo excursus a partire dagli anni ’80, “nel quale l’ortofrutta era venduta quasi tutta preincartata e il ruolo dei Mercati era fondamentale per la Gdo”, fino ad arrivare agli anni ’90 dove invece comincia ad affermarsi lo sfuso, “che ha stravolto la relazione con i Mercati Generali. Oggi tutti devono standardizzare, si è passato a casse di proprietà riutilizzabili con pesi e calibri fissi perché gli automatismi che regolano i rapporti da piattaforma a punto vendita non vogliono il fuori standard”.
Oggi il 65% dell’ortofrutta venduta da Coop è confezionata, ma tutto è diverso rispetto agli anni nei quali il rapporto con i Mercati era stretto: “È un confezionato diversificato come ruolo. Comunica promozioni, unità di vendita, alto contenuto di servizio, eccellenze, piccole grammature etc.”, tutti servizi che gli ingrossi dei Mercati al momento non possono fornire.
Ma in futuro c’è la possibilità di ritornare a lavorare con queste strutture? “Noi dobbiamo rispondere a competitor molto strutturati come ad esempio i tedeschi. La sfida sarà sul fresco e ci vuole sempre più efficienza e quindi non so come potremmo tornare a vedere transitare merci dai Mercati” Un rammarico? “Io lavoro da 34 anni nel mondo dell’ortofrutta. Avrei voluto vedere dai Mercati servizi che non ho visto: dalle analisi chimiche fatte all’interno dei mercati a servizi di condizionamento e centri di smaltimento rifiuti”. Non sono gli unici che il manager di Coop elenca e che, nel breve orizzonte, non sarà facile per i Mercati probabilmente riuscire a fornire, segno che le strade sembrano orami, tranne che in rari e sporadici casi, definitivamente separate.